Cerca nel blog

domenica 28 agosto 2016

Atalanta



Adattamento dall’omonimo libro di Gianni Rodari

Personaggi: Atalanta, Madre di Atalanta, Re Jaso, Balia, Servo, Diana, Minosse, Britomarti, Callisto, Titana, Meleagro, Altea, Cacciatore, Teseo, Narratori.

Narratore: Della madre di Atalanta sappiamo solo che era una regina greca, molto infelice perché non poteva dare un figlio al re, suo marito. (La regina si dispera)
(Canzone “Lacrime e pioggia” cantata dal complesso “Quelli”.Balletto delle bambine intorno alla regina.)
Regina: Finalmente dopo tanti anni riesco ad avere un figlio. Così Jaso sarà felice di avere un erede al suo trono.
Narratore: Passarono i mesi e venne alla luce una splendida bambina: Atalanta. Re Jaso: Via! Una femmina! Balia: Mio sire.... una principessa..... Re Jaso: Non voglio principesse io! Voglio un figlio vero. Un maschio. Non permetterò che la Grecia rida di me e chiami il mio regno una casa di femmine.
Narratore: Nessuno avrebbe né riso, né pianto per lui. Ma Jaso era fuori di sé. Chiamò il suo fidato servitore.
Jaso: Stanotte, quando tutti dormiranno, prenderai quel mostriciattolo, lo metterai in una cesta, lo porterai in cima alla montagna e lo abbandonerai.
Servo: Ma verranno le bestie feroci. Volano le aquile lassù.
Jaso: E tu lasciale volare! Torna poi a casa in fretta, e che nessuno ti veda. La cosa rimarrà segreta tra me e te. Mi hai capito bene?
Servo: Sì, bene. Farò come tu comandi, mio re.
Narratore: Così il servo obbedì, perchè non poteva fare diversamente. La mattina dopo un'aquila fu vista volare reggendo tra gli artigli una coperta. La balia riconobbe la coperta.
Regina: La mia bambina! Dov'è la mia bambina? Balia: L'ha rapita dalla culla un'aquila. Così hanno voluto gli dei.
Regina: No! Conosco mio marito e non credo alla cattiveria degli dei.
Narratore: Ma Atalanta non era morta. Un'orsa l'aveva presa e portata nella sua tana insieme ai suoi piccoli. Atalanta crebbe con loro e imparò anche a parlare, spiando di nascosto i cacciatori che bivaccavano nel bosco nelle notti di caccia.

Narratore: Atalanta è cresciuta. Un giorno, mentre si trovava nel bosco...
Atalanta: Accidenti. Una freccia! Non mi era mai capitato di non sentire arrivare un cacciatore. Diana: Salve.
Atalanta: Chi sei?
Diana: Sono Diana, la dea della caccia. Non mi riconosci? Strano, perché tutti sanno chi sono. I tuoi genitori non ti hanno parlato di me? Tu chi sei? Atalanta: Io sono Atalanta. Vivo in questo bosco con la mia madre orsa.
Diana: Un'orsa per madre? Adesso capisco perché non mi hai riconosciuta. Povera ragazza. .... Se non hai una famiglia,....... vuoi venire con me? Sono sorella di Apollo e figlia di Giove, il padre degli Dei.
Atalanta: Sì, voglio venire con te e diventare come te.
Diana: Ti presento le mie compagne: Britomarti, Callisto e Titana. Sono tre ninfe del bosco.
Britomarti: Ciao, Atalanta. Callisto: Piacere di conoscerti.
Titana: Vedrai che diventeremo presto amiche. Narratore: Atalanta si unì ad esse felice e contenta.

Narratore: Il Re Minosse era innamorato di una ninfa: Britomarti, amica di Atalanta. L'aveva incontrata varie volte nel bosco ma non era mai riuscito a parlarle.
(Canzone “Eccola di nuovo” cantata dal complesso “Rokes”: Minosse in primo piano vede e non vede Britomarti tra gli alberi del bosco. Balletto.)
Minosse: Fermati, Britomarti!! Ti voglio sposare!! Britomarti: No! Io non voglio! Piuttosto preferisco morire!
Narratore: La storia di Britomarti è molto triste. Dopo giorni di inseguimento, ella arrivò in cima ad una roccia altissima e al di là non c'era più niente, soltanto il mare profondo. Britomarti si gettò.

(In scena i due mimano tutta la scena dell'inseguimento e del suicidio) Minosse: Noooo!!! Perché l'hai fatto?? Io ti amavo. Non volevo, non volevo!! Narratore: La ripescarono più tardi due vecchi marinai e la seppellirono sulla spiaggia.
Callisto e Titana: Povera Britomarti! Atalanta: Odio gli uomini! Io mi vendicherò, povera Britomarti. Callisto, Titana, Diana e Atalanta: (in coro) Povera Britomarti.

Narratore: Atalanta decise di vendicare la triste fine dell'amica Britomarti.
Atalanta: Andrò tra gli uomini e li umilierò.
Titana: Ma cosa pensi di fare?
Atalanta: Ho saputo che nella lontana Calidonia c'è un cinghiale selvatico che uccide gli animali e le persone e danneggia i raccolti.
Diana: Sì, l'ho mandato io! E' la mia vendetta verso il re Eneo che si è dimenticato di me ai sacrifici di primavera. Atalanta: Molti cacciatori hanno fallito e sono morti. Sarò io ad uccidere quel cinghiale e umilierò tutti.
Titana: Ma è pericoloso! E poi, tornerai da noi? Atalanta: Sì, certo. La mia vita è qui con voi. Diana: Ti lascio libera di scegliere. Se vorrai potrai rimanere con gli uomini. Atalanta: No, no. Tornerò. Narratore: Così Atalanta partì per la caccia. Quando arrivò davanti alle mura della città di Eneo, tutti si chiesero chi fosse quella strana ragazza con il cane. (Canzone: “La ragazza del Clan” dei Ribelli. Ma i bambini cantano “..Col can” . I maschi ballano e cantano schierati in due lati, con coro)

Narratore: Atalanta conobbe Menelagro. Lui non aveva occhi che per lei. Era proprio innamorato. Meleagro: Atalanta, vieni nella mia reggia, ti presenterò Altea, mia madre.
Atalanta: No, non sono venuta per stare con le donne ma per cacciare.
Meleagro: Ti prometto che parteciperai alla caccia a fianco mio e di tutti i grandi eroi della Grecia. Ci saranno Castore e Polluce, Teseo, Peleo e tanti antri.
Atalanta: Va bene. Verrò da tua madre. Altea: E tu chi sei? Un ragazzo? (Si volta) Balia!! Vieni e prepara un bel bagno caldo per questa qua. Mi sembra che ne abbia bisogno.
Narratore: Atalanta non poteva sapere quanto pazza fosse la regina Altea. Ella custodiva un atroce segreto. Al collo portava una catena con una chiave. (Altea mostra al pubblico la chiave al collo). Quella chiave apriva uno scrigno d'oro che conteneva un legno mezzo bruciato. Se quel legno si fosse completamente bruciato, Meleagro, suo figlio, sarebbe morto. Così avevano voluto le tre Parche quando Meleagro era nato. Altea: E così sei venuta per la caccia! Atalanta: Sì, certo regina. Altea: Per la caccia al principe!! Atalanta: No, che state dicendo? Altea: Ho visto come vi guardate tu e mio figlio. Tu vuoi lui, non è vero?
Atalanta: No. Altea: Sappi che lui è mio, solo mio!
Narratore: Altea raccontò ad Atalanta la storia dello scrigno d'oro. Atalanta era allibita.
Cacciatore: Si comincia la caccia!! Venite tutti!!

Narratore: Dopo giorni e giorni, finalmente il cinghiale fu avvistato. Atalanta lo vide. Mirò al cuore ma colpì la spalla. Meleagro lo finì di uccidere col pugnale.
Meleagro: Brava, Atalanta. Hai ucciso il cinghiale! Cacciatore: No, sei stato tu, Meleagro.
Meleagro: Io l'ho finito di uccidere ma è lei che lo ha preso. Cacciatore: No, non dire questo. Atalanta: Fermi! Non voglio onori. Io non ho ucciso il cinghiale.
Narratore: Altea vide tutto dalla finestra del castello. In preda alla gelosia per Atalanta e Meleagro, la sua pazzia esplose.
Altea: No, mio figlio non sarà mai di quella donna.
Narratore: Aprì lo scrigno d'oro e gettò il tizzone di Meleagro nel camino.
Atalanta: Meleagro. Ma tu sei pallido.
Meleagro: No, non è niente. Sono solo un po' stanco. La caccia mi ha sfinito. Atalanta: Siediti un po'. Ma..... tu stai male.... aiuto!!
Narratore: Atalanta capì subito cosa stava succedendo. Ma quando corse dalla regina, non c'era più niente da fare. Meleagro era ormai morto.
Atalanta: Soltanto adesso che Meleagro è morto, capisco che... io l'amavo.
Teseo: Atalanta, sono venuto a salutarti perché sto per partire con la nave Argo alla ricerca del vello d'oro. Vuoi venire con noi?
Atalanta: Sì, verrò con voi.
Narratore: Atalanta decise così di partire.
 (Il testo è indicato per le classi III e IV scuola primaria)

giovedì 11 agosto 2016

LA STORIA DI SAN GIORGIO JONICO


TESTO TEATRALE "LA STORIA DI SAN GIORGIO JONICO"




http://www.sangiorgioionico.gov.it/

 NARRATORE:         

Voi dame e cavalieri,

bella e allegra popolazione

non siamo qui   venuti

per  cantare una canzone

quello che vi diremo,

lo giuriamo,

non è un’invenzione,

ma è proprio storia vera

una vera situazione.
State perciò attenti…
Sentite bene quello che vi diremo

perché la vera storia di San Giorgio
vi racconteremo.

Dopo Cristo il secolo è il nono e questo luogo di monaci è pieno, basiliani son chiamati, da molti luoghi sono arrivati, in grotte e anfratti hanno abitato e anche Chiese han costruito." In questo modo - qualcuno ha detto -  il nostro paese allora è nato".

Si, proprio così, cacciati per motivi religiosi e politici dalle loro terre Oriente, Sicilia, Calabria

i monaci Basiliani, chiamati così perché seguaci di San Basilio,

                         si stabilirono nelle grotte e negli anfratti che allora

                         si trovavano tutt’intorno al territorio tarantino.

Erano rifugi ben sicuri anche perché ben nascosti da una gran foresta che a quei tempi circondava Taranto. Costruirono Korion, villaggi rurali, chiese.



(Monaci Basiliani dietro al telo, con ombre, poi escono a semicerchio, poi in fila arrivano al centro e si girano verso il pubblico, si staccano e cominciano a zappare)



1° MONACO: Fratelli, è l’ora della preghiera (3 battiti con le mani)



TUTTI:               Preghiamo Padre Nicodemo (Si rimettono in fila ed escono)

NARRATORE:    A quei monaci si aggiunsero alla fine del X sec. molti tarantini in fuga dalla propria città ormai distrutta e saccheggiata dai Saraceni.



SARACENI E TARANTINI



 (Dietro al telo, ombre di saraceni e tarantini in fuga; i saraceni inseguono e gridano in arabo)    

1° TARANTINO: Madonna, aiutatemi, i senza Dio, mannalicchi.

( I saraceni entrano dai lati con le armi, gridando e circondando i tarantini, si combatte. Man mano i saraceni portano via i tarantini catturati e i superstiti fuggono indietreggiando, finchè non sbattono contro i monaci basiliani)

 MONACO BASILIANO:  Cosa succede fratelli?

1° TARANTINO:         Siamo dei tarantini in fuga, i saraceni hanno distrutto la nostra città.

MONACO BASILIANO:

Maledetti, quei senza Dio,

noi siamo dei monaci siamo ortodossi

della Chiesa di Oriente no....

no pure loro sono senza Dio!

2° TARANTINO:Un momento fratelli, no il Dio è lo stesso anche noi adoriamo Dio e Gesù  Cristo.

3° TARANTINO:Papà, papà... tengo fame, tengo fame!

MONACO BASILIANO: Abbiamo noi del pane..... se volete venire nelle nostre umili grotte...!!!

2° TARANTINO: Vabbè se avete del pane e lui tiene fame.

NORMANNI



NARRATORE:       Però è del 1027 il primo vero documento in cui si parla di SANTI GIORGIUS,

documento che si trova a Messina, nel quale si dice che Clemente, giudice di Taranto, prendendo gli ordini di basiliano, lascia ad Andrea, uno dei tre figli, tutto quello che possiede dentro e fuori del castello di Taranto ad eccezione della Chiesa del santo megalomartire Giorgio.

Il tempo scorre e passan decenni ora il periodo è dei Normanni e queste terre vengon cedute: al vescovo di Taranto son consegnate.



(I soldati normanni entrano marciando con il legato e dall’altro lato entra il vescovo)



VESCOVO (dà la benedizione):  Benedici

LEGATO:    Sono il legato Filipponius vi porto la parola, Eminenza, di nostra grazia il principe Boemondo, che vi fa dono di tutte le terre circostanti la chiesa

di Sancti Giorgius megalomartire, con il diritto di pascolare, fare legna, seminare, prelevare acque.... questo in onore di santa madre chiesa romana e di nostro signore Gesù Cristo.

VESCOVO:  Oooh… benedici principe Boemondo, sia fatta la volontà del Signore.



(I soldati marciando)



VESCOVO (contento): Oooh… sia fatta la volontà di nostro Signore Gesù Cristo e pure la mia!



(si sfrega le mani ed esce)



NARRATORE:           E dopo i Normanni, gli Svevi e gli Angioini di queste terre saranno i padroni e un documento ci fa il racconto di ciò che accadde in quegli anni lontani.

 E’ il  1315 e il principe di Taranto Filippo II vuole sposarsi.                                     

                                      

Invia in Oriente uno dei suoi nobili più fidati il Conte Bernardo di S. Giorgio per trattare con l’imperatore dell’Epiro NICEFARO II le nozze con sua figlia Tamara che era una bellissima principessa.

( 2 dame davanti alla porta stanza della principessa...aspettano)





1^ Dama:        koine… koine     presto... vieni ho  una grande notizia.

                     

2^ Dama:        Cosa c’è Esmeralda?... non posso perdere tempo…

1^ Dama:        E' arrivato al castello un cavaliere inviato dal principe Filippo II di Taranto…

2^ Dama:        Che vuole sposare la nostra bellissima principessa Tamara

1^ Dama:        Sai già tutto??

2^ Dama:        Certo è il cavaliere, l’ho pure visto, che bell’uomo!!

1^ Dama:        Chissà se la principessa è informata, andiamo ad avvisare

2^ Dama:        Zitta, zitta, sta arrivando.

Principessa:    Koine, Esmeralda... dovete pettinarmi vi stavo aspettando!

Dame insieme: Auguri principessa! (inchino)

Principessa:     Di che cosa? Volete prendermi in giro?!!

1^ Dama:        Fuori c’è un cavaliere mandato dal principe di Taranto Filippo II che vuole prendervi in sposa.

Principessa:    Cosa?? Io non sposerò mai un uomo venuto da così lontano,non voglio lasciare la mia terra e i miei sudditi!

2^ Dama:        Ma dicono che sia un bellissimo uomo!

Principessa: Ma Koine queste cose mi fanno arrossire, ora andiamo venite nelle mie stanze che dovete pettinarmi.

1^ Dama:        Andiamo nella vostra stanza, principessa,.... vi faremo bellissima!!!

2^ Dama:        La principessa è già bellissima!

(mentre escono)

1^ Dama:        Di più, di più… ma com’è questo cavaliere?

2^ Dama:           Si chiama Bernardo di S. Giorgio ed è bellissimo......

NARRATORE:  Il conte Bernardo riuscì nella sua impresa e il principe  Filippo sposò la bella Tamara.

TUTTI:             Viva il conte Bernardo di S. Giorgio. Evviva!

ALBANESI



NARRATORE:   Passarono gli anni e fu il tempo dell’arrivo dei primi nuclei albanesi venuti al seguito del principe Giorgio Castriota Skanderberg.

Era il 1460: oltre 800 cavalieri albanesi giunsero in Puglia al seguito del condottiero albanese Giorgio Kastriota Skanderberg venuto a difendere e a liberare il re di Napoli Ferdinando I, prigioniero a Barletta dei baroni del regno che non lo volevano come loro re. Molti luoghi furono saccheggiati, incendiati, messi a ferro e fuoco e fra questi anche San Giorgio.



(Dietro al telo marciano i soldati albanesi con a capo il principe Skanderberg dall’altro lato, davanti al telo, uomini e donne del casale che lavorano, zappano e raccolgono frutti).

(I soldati albanesi escono in scena e prendono gli abitanti del casale e li portano via uscendo).



SKANDERBERG:  E così il mio grande amico Ferdinando II di Aragona sarà liberato e  gli Angioini, gli Orsini e i Baroni cacciati.

Io Giorgio Kastriota Skanderberg, ho restituito così il favore al re Alfonso d’Aragona che si salvò dai turchi.

SOLDATI ALBANESI (escono in scena e gridano): 

                             Viva il condottiero Skanderberg

SKANDERBERG: Soldati devo partire, tornare in Albania ma se voi volete restare in questa terra bellissima, siete liberi di farlo.

1° SOLDATO:               Questa è una bella terra.

2° SOLDATO:               Che bel mare.... si vede anche dalle colline!

3° SOLDATO:               Che aria bella pulita!

4° SOLDATO:               E quante foreste e quanto pascolo!

SOLDATI ALBANESI:  Noi restiamo qui principe.

NARRATORE:

Dopo la  partenza di Skanderberg  molti soldati Albanesi restarono nel territorio

di San Giorgio.   

Ma l’anno quello giusto per la nascita del paese è il 1491: ai Muscettola, dalla curia, ogni diritto è a loro venduto. Da ecclesiastico il podere ora laico è diventato, del nostro paese comincia la storia che riporteremo a vostra memoria.

MUSCETTOLA



BANDITORE:  Oggi 4 agosto 1491, tra don Geronimo Maramonte, procuratore della cattedrale di questa città e il nobile Bartolomeo Muscettola, si firma questo documento: don Geronimo assegna una masseria nominata San Giorgio, proprietà di questa cattedrale di Taranto, al nobile Bartolomeo Muscettola che si impegna a versare ogni anno al capitolo 20 tumuli di grano e 11 di orzo. Così è scritto.



(Madamonte, procuratore della cattedrale, consegna al nobile Bartolomeo Muscettola il documento di proprietà).

MUSCETTOLA:    Eccellenza Domine, ci impegniamo a consegnare io e i miei eredi 20 tumuli di grano e 11 di orzo al capitolo, ogni anno per tutta la discendenza.

VESCOVO:                 Benedicti.

MUSCETTOLA:          20 tumuli di grano e 11 di orzo al capitolo ogni anno per tutta la           discendenza… e questa si chiama chiesa!!

MUSCETTOLA:           Roberto!!

FIGLIO:                       Ditemi padre.

MUSCETTOLA:   Figlio, sei proprietario dei territori della masseria di San Giorgio, con il diritto di semina, di pascolo, fare legna, prelevare acqua e questo è il mio regalo per il tuo futuro.

FIGLIO:                       Grazie padre (bacia la mano)

...ne saprò fare buon uso.

FIGLIO:                       Io Roberto Muscettola, sono il primo

erede del territorio circostante la masseria denominata San Giorgio.

Il resto, da ora in poi, sarà tutta un’altra storia....

NARRATORE: Arriviamo così al 1524: dopo Roberto Muscettola era diventato proprietario delle terre, Antonio Muscettola. Fu l’anno in cui l’imperatore Carlo V istituì il feudo di San Giorgio unendo alla masseria di San Giorgio i casali di Pasone e Belvedere. Il nobile Antonio Muscettola diventò barone di San Giorgio e fu nominato ambasciatore di Carlo V.

Antonio Muscettola donò il feudo al figlio Federico come regalo di nozze.

Il 1555 muore Federico Muscettola e il feudo passa al fratello Roberto.

Nel 1567 muore anche Roberto Muscettola e il feudo passa alla figlia Beatrice.

Nel 1570 muore Beatrice e il feudo passa alla figlia Andreanna.

Il 13 maggio del 1577 a San Giorgio arriva la visita di Monsignor Lelio Brancaccio, vescovo di Taranto. Nel feudo vi era ancora il rito latino, ma si praticava anche il rito greco.

All’incontro era presente il sindaco Nino Nepisi.



ARRIVO MONSIGNOR BRANCACCIO



1° CONTADINO DI S. GIORGIO: Sine lieti, sine lieti è vero, è vero me l’hanno detto quando ho scaricato il vino a Taranto, l’ ho scaricato nella piazza vicino alla cattedrale e lì ho sentito che l’arcivescovo Monsignor Brancaccio sta girando tutte le chiese e pare che oggi o domani viene qui a visitare la nostra chiesa.

4^ CONTADINA:

Oooh… che bellezza l’arcivescovo di Taranto ci viene a trovare in questo posto dimenticato da Dio, che bella notizia!

1° CONTADINO:                    Si, ma non bestemmiare!!

2° CONTADINO:          Ehi… Robè che fortuna che ti ho incontrati, non è che ti trovi un fascio di vino, che oggi ho lavorato tantissimo.

3° CONTADINO:                    Si ste turnani di fori, abbiamo zappato      parecchio.

4° CONTADINO:          Hai sentito che l’arcivescovo di Taranto

                                     viene a  trovarci?

5°CONTADINO:                     Oh... madonna santa!

4° CONTADINO:                    Che mica... diavolo t’ho detto.

5° CONTADINO:                    Ma noi siamo di rito greco e lui dice che sia contrario del rito greco, molto contrario.

                                                 

6° CONTADINO:                    Che bella riunione, che bella compagnia.

E così si lavora  a parlare in mezzo alla piazza!

 7° CONTADINO:                 Stiamo dicendo che domani pare arrivi l’arcivescovo  Brancaccio

6° CONTADINO:                    Dobbiamo far sparire tutto, lui non accetta il rito ortodosso.

 5° CONTADINO:         Si, se ne sono sentite tante, che hanno distrutto, bruciato…               

 4° CONTADINO :                  Ma che dite, sempre uomo di chiesa è!

5° CONTADINO:                    Ma ne ha chiuse di chiese e ne ha fatte pure abbattere.

8^ CONTADINA:                    Ma... ma assai devi stare a parlare,

mò si fa scuro e dobbiamo andare a dormire.

9 ^ CONTADINA:                   Zitt’ a mamma, dice che sta per venire l’uomo nero

e ci dobbiamo preoccupare.

5° CONTADINO:                    Ma che stai dicendo, sei impazzita?

TUTTI:                                       Ha ragione, ha ragione dobbiamo andare dal papa duca Papocchio



8^ CONTADINA:                    Si, ma poi andiamo a casa sono stanca mà…

9^ CONTADINA:                      Si, si andiamo a casa ma poi, poi…

(vanno tutti dal sacrestano)

6° CONTADINO:                    Dobbiamo parlare con papa duca Papocchio.

SACRESTANO:   Domani, domani dovete venire,... le funzioni sono finite.

                                 Papa Papocchio sta riposando e poi deve pregare.

5° CONTADINO:   E' una cosa importante, urgente domani arriva monsignor   Brancaccio.

SACRESTANO:                       Domani .... domani......

TUTTI:                                     Noi ti abbiamo avvisato!

SACRESTANO:                       Domani ..... domani.....

7° CONTADINO:                    Si l’avete avvisato, non vedete

                                                   che non è niente di grave .

4° CONTADINO:                    Ma guardali un poco, parlare così di
                                                   un     arcivescovo   

 7° CONTADINO:                    Ma non è che sotto sotto hanno ragione!....

4° CONTADINO:                    Ma cammina va!  

 SACRESTANO:           Che paese, che paese!

7° CONTADINO:

(esce di corsa, si guarda intorno e chiama)

                                        Papa duca Papocchio, presto..... presto sta  arrivando! 

12° CONTADINO

(dietro il telo cammina ed esce fuori)

12° CONTADINO:     Che c’è? Che è successo?

7° CONTADINO:       Sta arrivando,.... giù dalla collina.... si vede la polvere della carrozza.

12° CONTADINO:   Allora è vero, viene l’arcivescovo di Taranto a trovarci.

8^ CONTADINA:     Papa duca mi raccomando misura le parole, è sempre l’arcivescovo.

PAPA DUCA:           Si ma che devo misurare, siamo uomini di chiesa entrambi

                                  abbiamo lo stesso Cristo e lo stesso Dio.

8^ CONTADINA:     Ma tu misura le parole,calmati .

 PAPA DUCA:         Moglie mia, ma chi si agita!

8^ CONTADINA:     Sarà!!! Meglio tenerlo  sotto controllo.

(Brancaccio con Don Giovanni dietro al telo, camminano e poi escono)



DON GIOVANNI:   Mi raccomando, Eccellenza, siate inflessibile.

                                 Questo è un covo di albanesi, tutti ortodossi di rito greco.

BRANCACCIO:        Calmo Don Giovanni, dobbiamo prima osservare valutare e poi    giudicare e santa romana chiesa saprà guidarci.

DON GIOVANNI:   Amen.

(sacrestano, papa duca e tutti gli abitanti camminano verso Brancaccio) (papa duca si inginocchia)

BRANCACCIO:          Alzatevi papa duca!

PAPA DUCA:              Ringrazio il Signore nostro che oggi è venuto a questa chiesa di San Giorgio, lu arcivescovo di Taranto a darne conforto obbedienti a vostra Eccellenza reverendissima, stamu all’ordinamenti dellu papa di Roma Gregorio e agli ordini del concilio granne di Trentu.

BRANCACCIO: Vedremo, vedremo. Figli, fratelli, da tantissimi anni le nostre comunità sono unite e questo è bene e felicità per la chiesa di Roma, i vostri sacerdoti saranno sempre presenti ma il rito sarà celebrato secondo santa romana chiesa.

PAPA DUCA: Questo è l’unico modo per cui la chiesa può restare aperta.

TUTTI:                        Vogliamo il rito greco, lasciateci i nostri santi.

 BRANCACCIO:                      Basta, si chiusa tutto.

DON GIOVANNI:                   Eccellenza, fermezza!

BRANCACCIO:                       Andiamo don Giovanni.

CONTADINO 7:            E mò come facciamo?

                                       andremo alla chiesa di Carosino.

PAPA DUCA:  Ora andiamo e preghiamo

NARRATORE:                          

 Nel 1579 muore Andreanna figlia di Beatrice, arriviamo così al 1603 quando il figlio di Andreanna, Alfonso Piscelli, vende per tremila ducati il feudo a Maurizio Simonetta.

Ma donna Giulia Muscettola, l’altra figlia di Roberto, si rivolge al re Filippo: vuole il diritto di prelazione e il diritto di prelazione ottenne insieme alle terre. Per quanto riguarda le tradizioni e i riti, bastò chiudere la chiesa di rito greco   per cancellare le tradizioni degli albanesi nel nostro territorio. Ma ce n' era una in particolare, che si celebrava negli ultimi tre giorni di carnevale, era l’arcipurcium, si mangiava, si beveva e si ballava.

(danza, pizzica e mascheramenti)

Ma nel 1620 muore Giulia Muscettola. L’eredità del feudo passa al figlio Giulio Cesare Albertini.



Inizia una nuova storia

(entrano in scena gli “Albertini”)



E Giulio Cesare Albertini è nominato principe dal re di Spagna.

Nel 1651 muore Giulio Cesare Albertini e il casale di San Giorgio tocca al terzogenito Fabio che con il buon governo aumenterà il patrimonio di famiglia. Ma nel 1703 muore Fabio Albertini, diventa così erede del feudo il nipote Giulio Cesare, ma Giulio Cesare sarà ricordato, come il più cattivo dei feudatari:penserà solo ai propri interessi.

Nuove tasse, nuove costrizioni, il popolo è affamato. Ma nel 1744  muore Giulio Cesare Albertini e gli succederà il nipote Fabio. Alla sua morte erediterà la figlia Maria Francesca Albertini e sarà l’ultima feudataria di San Giorgio.

BANDITORE:  Popolo di San Giorgio udite udite: in nome e per conto del governatore Gioacchino Murat  si abolisce l’eredità dei feudatari e si istituisce il catasto provvisorio. Le terre saranno ripartite.



NARRATORE:  Era il 2 agosto 1806, data di entrata in vigore delle leggi murattiane e nel 1809 sempre per legge di Gioacchino Murat nasce l’anagrafe comunale. Il primo atto che viene registrato è quello della nascita di una bambina: primo febbraio 1810. E'proprio il sindaco Pasquale Da Monte a compilare l’atto di nascita.

Il padre un ciabattino Pasquale D’Amatola, madre Grazia Margherita.

I nomi della bambina furono: Aloisia, Innocenzia, Gaetana, Maria.

Testimoni: Vincenzo Zingaropoli, farmacista e Francesco Cascella, calzolaio.

POPOLO: è nata, è nata Aloisa.

(tutti in scena gridano)

NASCITA BAMBINA

PADRE:                                   Pasquà, Pasquà, vieni presto.



PASQUALE (fuori scena):      Che c’è, sempre quando lavoro mi devi disturbare.



PADRE:                                   Sta nascendo, Pasquà.



PASQUALE (entra):               Sta nascendo?



PADRE:                                   Non ti imbambullesce, scappa, scappa a chiama a cummà Protopapa.

(padre e Pasquale escono)



1^ COMMARE (entra scappando e urlando): Caterina, Caterina vieni che notizia importante, esci.



2^ COMMARE:                      Che vuoi? Che c’è?



1^ COMMARE:                      Graziella sta a parturisce.



2^ COMMARE:                      Oooh… Graziella sta partorendo e non poteva aspettare altri sei giorni così nasceva di candelora ed era più fortunata?



1^ COMMARE:                      E mica si possono fermare quelle cose…

cammina cammì.... scè chiamam Natalin, sciam scià.



1^ COMMARE:                      Natalina!



3^ COMMARE:                      Che c’è?



1^ e 2^ COMMARE:              Comm’è la commarella tua ste parturisce



3^ COMMARE:                      Graziella?

1^ e 2^ COMMARE:           Sta  a     parturisce .

TUTTE:                                    Sciam scià.

NARRATORE:   E così Pasquale insieme ai due testimoni dichiarò la prima bambina  iscritta all’anagrafe di San Giorgio.

PADRE:    Dottor Zingaropoli dove mi avete portato, non al comune ma alla chiesa dobbiamo andare.



FARMACISTA: Pasquà, non sai niente! Ora c’è l’anagrafe comunale, la bambina deve     essere registrata qui.

CALZOLAIO:         Cumpà, quello è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.



PADRE:                                   Oooh ma c’è uè lassm perder.

SINDACO:                              Buongiorno ma che succede?



FARMACISTA:                        Buongiorno, signor sindaco, siamo venuti a dichiarare la nascita di una bambina.



PADRE:                                   Che io sono il padre, io devo parlare.



CALZOLAIO:                          Pasquà fai parlare lui che è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.



PADRE:                                   Oooh… Oooh



SINDACO:                              Allora volete denunciare la nascita della bambina.



PADRE:                                   Che denunciare, che mò è nata!!!



FARMACISTA:                        Scusate signor sindaco, vogliamo dichiarare la nascita della bambina.

CALZOLAIO:                           Pasquà fai parlare lui che è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.

SINDACO:                              Sentite, io non ho tempo da perdere... Come si chiama 'sta bambina?

PADRE:                             Aloisia come mia madre           



SINDACO:                              E basta?



PADRE:                                   Perché, posso aggiungere altri nomi?



SINDACO:                              Certo!



PADRE:                                   Allora... Innocenzia come la madre di mia moglie.



SINDACO:                              Basta?



PADRE:                                   Perché... posso ancora?



SINDACO:                              Certo!



PADRE:                                   Allora... Gaetana come mio padre.



SINDACO:                              Basta così?



PADRE:                                   E... Maria come la mamma di Gesù.



SINDACO:                              Vabbè, quattro nomi bastano per la bambina e tu come ti              chiami?



PADRE:                                   Pasquale.



FARMACISTA:                        Pasquale D’Amato, scusate signor sindaco.



CALZOLAIO:                           Pasquà, quello è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari fai parlare lui.



SINDACO:                              E la madre?



PADRE:                                   Grazie

SINDACO:                              Solo?



PADRE:                                   Nu nome sul tien!



FARMACISTA:                        Grazia Margherita.



PADRE:                                   Signor Zingaropoli se non mi fa bene le domande.



SINDACO:                              Va bene. Allora... 27 gennaio 1910 viene registrata all’anagrafe di San Giorgio la bambina Aloisia, Gaetana, Innocenzia, Maria D’Amato di Pasquale e Grazia Margherita.

Sapete che è la prima bambina che viene registrata?



PADRE:                                   La prima? Allora sta volta ho vinto io

SINDACO:                              Si... va bene. và (esce)

FARMACISTA:                        Buongiorno signor sindaco.

Pasquà ma che mi porti a fa?



PADRE:                                   Oooh… dottor Zingarò.



CALZOLAIO:                           Pasquà, quello è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.



PADRE:                                   Be' sai che sta,..... vai... và và!!

NARRATORE:                         E così nel 1810 viene istituita a San Giorgio anche la rota dei proietti o meglio conosciuta come la" rota dei trovatelli".



Nel 1848 in tutta Europa è un gran casotto: rivoluzioni guerre e tumulti

                                       scoppiano ovunque e qui per le terre.



Il re Borbone in tutta fretta la costituzione

aveva concesso e qui a San Giorgio la popolazione delle terre voleva il possesso.



29 gennaio Federico II di Borbone

sperando di placare la ribellione del popolo, concedeva la costituzione.



Qui a San Giorgio popolo e contadini credettero che tutti sarebbero diventati uguali ognuno avrebbe avuto i suoi terreni.



Per mantenere il nuovo ordine

fu costituita la guardia nazionale

alla quale potevano partecipare nobili ricchi, contadini e i popolani.



3 maggio 1848 i contadini di San Giorgio e Carosino, visto che non vi era stata la divisione dei terreni, armati di falci, fucili e altri attrezzi

il 3  maggio si recarono dal regio giudice per chiedere

le loro terre.



POPOLO (uscendo):              Vulim la terra, vulim la terra...

GUARDIA NAZIONALE



1^ GUARDIA:                         Ei, Mariuccio pure tu con la divisa stai...



2^ GUARDIA:                         Che anche te hanno preso!

Che tu sulu con la zappa in mano sei buono!



1^ GUARDIA:                         Guarda chi sta parlando! Che tu eri buono solo a portare la contessa col traino.



2^ GUARDIA:                         Io facevo pure la guardia alla contessa.



1^ GUARDIA:                         E io zappando la terra sono diventato forte e mo faccio parte della guardia nazionale.



2^ GUARDIA:                         E pure a me mi hanno fatto della guardia nazionale.



1^ GUARDIA:                         E allora mo dobbiamo stare attenti.



2^ GUARDIA:                         Eccerto far rispettare la legge.



1^ GUARDIA (uscendo): Sai quanti di questi contadini popolani sono briganti, ci dobbiamo difendere.



2^ GUARDIA (uscendo):        Hai ragione, ma noi dobbiamo far rispettare la legge.



LA RIVOLTA DEI CONTADINI



1° CONTADINO:                    Andrè secondo me c’hanno pigliato pe fessi

la terra al popolo, la terra al popolo

ma a’ do‘ sta sta terra, e tu che ci avevi creduto

a re Ferdinando, bambacione!!!!!



2° CONTADINO:                    Uè, Cicì che re Ferdinando la costituzione

l’ha firmata, sono i nobili che non vogliono lasciare le terre.



3° CONTADINO:                    C’ha ragione, c’ha ragione, c’hanno fregato

questi nobili, allora la terra pigliamocela.



4° CONTADINO:                    Si, si, andiamo..... là spacchiamo tutto e prendiamoci le terre facciamo la rivoluzione.



1° CONTADINO:                    Hai ragione Renzino, pigliamoci le terre.



3° CONTADINO:                    Sii la rivoluzione!



2° CONTADINO:                    Ma no vedrete che re Ferdinando ci farà dare lui le terre.



1°, 3° e 4° CONTADINO:       Che bambacione, bambacione a chi? A me?

         Facciamo la rivoluzione, dai.



DONNE IN RIVOLTA



1^ DONNA:                            Lucì lo capisci, quel bambacione di mio marito

è venuto a casa a pigliare la zappa per fare la guerra.



2^ DONNA:                            Naa.... pure mio marito, ha preso il piccone dice che deve andare a fare la guerra.



1^ DONNA:                            Allora è vero dobbiamo fare la rivoluzione pure noi.



3^ e 4^ DONNA (entrano):   Si anche i nostri mariti si sono presi zappe e armi.. si... anche noi femmine facciamo la rivoluzione.



3^ DONNA 3:                         Andiamo dal regio giudice Trombetta.



4^ DONNA:                            Lui ci deve le terre.



TUTTE:                                    Sii andiamo, le terre!!!



REGIO GIUDICE



REGIO GIUDICE:                     Ma che sta succedendo??!! Vogliono le terre da me, le vogliono, si sono messi insieme i popolani di san Giorgio e Carosino

e mi hanno detto che mi scannano... mamma mia!



1° PROPRIETARIO:                Signor giudice, signor giudice voi ci dovete aiutare.



2° PROPRIETARIO:                Son venuti al nostro podere e vogliono le nostre terre,

                                     l’hanno minacciate.



REGIO GIUDICE:                     Che posso fare io?



1° PROPRIETARIO:                Voi siete la legge, sono cattivi briganti.



REGIO GIUDICE:                     Lo so, hanno detto che mi vogliono scannare!!! mo chiamo la guardia nazionale...

subito... urgente (grida) (entrano le due guardie)

REGIO GIUDICE:                     Dovete sedare la rivoluzione dei contadini che vogliono le terre.



1^ GUARDIA:                         E be' le devono avere loro, loro le lavorano



2^ GUARDIA:                         Giusto che lui se ne intende, che fino a due giorni fa zappava.



1^ GUARDIA:                         Sempre devi offendere!



REGIO GIUDICE:                     Voi mi dovete aiutare, siete la guardia nazionale!



CONTADINI (gridando):        Vogliamo le terre!



REGIO GIUDICE:                     Se mi prendono mi ammazzano, mò vado a Monteiasi!



1° e 2° PROPRIETARIO:  Ci devi aiutare, ci devi aiutare!

(tirando il braccio del regio giudice uno   da una parte e uno dall’altra)



(entrano i contadini e la guarda nazionale e gridano):

                                  Vogliamo le terre ai contadini!



NARRATORE:                         E così fu chiamata la guardia nazionale da Taranto e la rivolta fu sedata, ma il seme della ribellione ormai era stato già gettato.



In quegli anni a San Giorgio non si viveva solo del lavoro delle terre ma era stata avviata una nuova attività industriale:

zueca zueca zueca zueca

l’estrazione del tufo dalle tagghiate.

Si, l’aumento della popolazione in tutto il circondario

e soprattutto a Taranto richiedeva nuove case da costruire

e dove prendere le pietre?.. a San Giorgio che aveva grandi cave di pietra: le tagghiate.

E a forza di vrazzi e pena di core dall'alba al tramonto

gli zuccattari tagliavano le pietre e tutto intorno il rumore dello zuecco.



NARRATORE:                         Zueca zueca zueca zueca

e i traini che andavano e venivano per trasportare le pietre:

zueca zueca zueca zueca



Nel 1860 Garibaldi era sbarcato in Sicilia con i mille e risalendo il continente vittorioso giunse a Napoli e i Borboni furono costretti a rifugiarsi a Gaeta.

L'eco della conquista di Napoli da parte di Garibaldi giunse anche a San Giorgio

e tutti diventarono coppole rosse.

ZUCCATTARI



NARRATORE:                         Ma fu sparsa la notizia che i Borboni avessero riconquistato di nuovo Napoli

e i tumulti scoppiarono un po’ dappertutto

anche a Taranto, come a San Giorgio.



1° POPOLANO:                      Avete sentito?... Franceschiello s’è ripreso Napoli hanno sparato pure a Taranto!

Abbasso le coppole rosse...

viva il giglio bianco, viva i Borboni.



2° POPOLANO:                      È  vero? È vero? Allora che è successo?



TUTTO IL POPOLO:                Si, si, Franceschiello è entrato a Napoli .Abbasso le coppole rosse.



3° POPOLANO:                      Allora è vero... i Borboni sono rientrati a Napoli.



1° e 2° POPOLANO:              Andiamo ad avvisare Carosino.



1° POPOLANO:                      Dobbiamo fare la rivoluzione, abbasso le coppole rosse.



COPPOLE ROSSE:                  Viva Garibaldi, a morte i Borbone.



(i Franceschielli spingono le coppole rosse e dopo si mettono in fila indiana)

DONNE



1^ DONNA:                            Uè venite presto. (mogli, figli, donne)

2^ DONNA:                            Che è successo? Che è successo?

3^ DONNA:                            Perché stai lucculando?



4^ DONNA:                            Cenzina che è successo?



1^ DONNA:                            Hanno arrestato i nostri uomini!



TUTTE:                                    Ooh madonna mia!



1^ DONNA:                            Dobbiamo andare al carcere e farli liberare.



3^ DONNA:                            Ma sei impazzita?



2^ DONNA:                            Ma che dici, ci arrestano tutte.



4^ DONNA:                            Ma sei impazzita?



1^ DONNA:                            Mò dobbiamo andare, dobbiamo liberarli prima che i piemontesi si organizzano.



TUTTE:                                    Ma che dici, no, no!



1^ DONNA:                            Allora io ci vado da sola, cacasotto!



2^ DONNA:                            E Cenzina la catanese.



1^, 3^ e 4^ DONNA:              Le femmine di San Giorgio non tengono paura di niente.



1^ DONNA:                            Allora venite!



TUTTE:                                    E si andiamo, andiamo, abbasso i piemontesi, w i sangiorgesi.

NARRATORE:                         I tumulti furono sedati, il regno d’Italia

proclamato e nel 1862  il paese

San Giorgio sotto Taranto fu chiamato.



E così iniziò una nuova era, si aprivano le porte del progresso, lento ma sempre progresso era.



1868: arriva l’illuminazione a petrolio

TIC TIC TAC, TIC TIC TAC, TIC TIC TAC



1873: è la volta del telegrafo e questi grandi eventi andavano festeggiati



ZUMPARAPAPPA, ZUMPARAPAPPA, ZUMPA ZUMPA ZUMPA



21 ottobre 1875: la banda a San Giorgio

ZUMPARAPAPPA, ZUMPARAPAPPA, ZUMPA ZUMPA ZUMPA.

E così anche il nostro paese avrà la sua festa di  Pasqua  a dispetto di Carosino.



ZUMPARAPAPPA, ZUMPARAPAPPA, ZUMPA ZUMPA ZUMPA

 MARCHESE  D’AIALA  VALVA



NARRATORE:                         Siamo ai primi del ‘900, un evento straordinario coinvolge San Giorgio .

1^ POPOLANA:                      Venite, venite c’è una notizia importante per il nostro paese .

2^ POPOLANA:                      Che è successo?

3^ POPOLANA:                      Che è successo?



4^ POPOLANA:                      Una notizia importante? A San Giorgio? Ma che stai dicendo.



1^ POPOLANA:                      Si, viene un conte a costruire il castello qua .

2^, 3^ e 4^ POPOLANE:        Un castello a San Giorgio, ma va, va!

1^ POPOLANA:                      Un conte



2^ POPOLANA             Ma... conte... conte

1^ POPOLANA:                      Si, si,... un conte!



2^, 3^ e 4^ POPOLANE:        Aaaaaaaaaah…



1^ POPOLANA:                      Aaaah… no no non è un conte mi sono sbagliata.



2^, 3^ e 4^ POPOLANE:        Aaaaaaaaaah…

1^ POPOLANA:                      Si è un marchese!

2^, 3^ e 4^ POPOLANE:        Un marchese?

1^ POPOLANA:                      Si, il marchese D’Aiala Valva e deve costruire il suo castello qua.



2^, 3^ e 4^ POPOLANE:        Un marchese, un castello!



NARRATORE  Sì, sì, ormai San Giorgio ai primi del ‘900 era diventatamolto più grande e importante  anche perché si trovava sulla grande strada che da Taranto porta a Lecce.

E così nel 1901 anche il marchese Giovanni D'Ajala Valva inizia la costruzione del suo castello.



TUTTE:  Un marchese, un castello!



1^ POPOLANA:                     Schiaccia il bottone ed esce il battaglione, no schiaccia il       bottone e si accende.

TUTTE:                                    E si accende la lampadina.



NARRATORE     1915: arriva la luce elettrica a San Giorgio.... ma    attenzione pericolo di morte.

                                     Ma il 1915 è anche l'anno della prima guerra mondiale combattuta nel nord Italia, nel Carso

                                     ai confini con l'impero austro-ungarico ma anche i sangiorgesi furono costretti a dare il loro contributo di vita in quella guerra.



LA SCUOLA



NARRATORE:                         E nel 1935 finalmente anche nella nostra città, d’intesa con il ministro della pubblica istruzione, viene costruita la scuola elementare intitolata alla principessa Maria Pia di Savoia,

nipote di re Vittorio Emanuele III.

Per molti anni, simbolo con il quale la città identificava la scuola, fu la maestra Ada Terrucci.



PADRE (dando uno schiaffo al figlio):

Alla scuola devi andare, hanno aperto la scuola della principessa.



FIGLIO:   Ma papà non so scrivere.



PADRE:                                   E impara.



FIGLIO:                                   Ma papà non so leggere.



PADRE:                                   E impara.



MAESTRA:                             Cosa sono queste grida? Aaah un piccolo Pinocchio, vieni vieni ti insegnerà tutto la maestra Terrucci.



PADRE:                                   Dalle... mae’... maestra.

BOMBARDAMENTI



NARRATORE:                         Nel 1940, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, molte cose cambiarono anche a San Giorgio.



MADRE:                                 Vieni a mamma, vieni c’è la guerra ci sono i bombardamenti.



TUTTI:                                     Andiamo a casa, la guerra la guerra, le bombe le bombe.



NARRATORE:                         Nel 1940 la scuola elementare intitolata alla principessa Maria Pia di Savoia, a causa della guerra, fu trasformata in ospedale...

                                     e così la maestra Terrucci

diventò Ada la crocerossina.



NARRATORE:                         Ma gli effetti della guerra si sentirono soprattutto a Taranto, città sede della base navale militare, sottoposta a continui bombardamenti

e così molti tarantini furono costretti a sfollare nei paesi limitrofi e a San Giorgio ne arrivarono molti di tarantini.



1° CITTADINO:                       Giusè... sta sirena ogni volta che la sento tremo,

come quella dell’undici novembre che c’è stato il bombardamento,

so che questa è quella di fine turno però io non ci voglio più abitare a Taranto e poi abito vicino all’arsenale...

 se mi bombardano mi arrivano in testa.



1° SAN GIORGESE:                E venite a San Giorgio.



1° CITTADINO:                       E come vengo a lavorare?



1° SAN GIORGESE:                Tieni la bicicletta? Con la bicicletta.



1° CITTADINO:                       E se si rompe?



1° SANGIORGESE:                 A piedi.



1° CITTADINO:                       Io a piedi? Che sei studichito? Da San Giorgio a Taranto.



1° SANGIORGESE:                 Chiedi un passaggio a quelli col traino.



1° CITTADINO:                       Si, vabò io a San Giorgio non conosco nessuno.



1° SAN GIORGESE:                Ci penso io, c’ho un amico: comba Ciccillo

che ha una piccola masseria fuori dal paese

e ha una stanza libera da affittare, per arrangiarsi è buona

l’unico problema sono gli animali.

1° CITTADINO:                       Io per dormire devo stare con gli animali?



1° SAN GIORGESE:                Ma che hai capito, proprio tarantino stupido sei,

                                      stanno nella masseria.



1° CITTADINO:                       Allora c’è il buon latte.

1° SAN GIORGESE:                  Tiene pure i fichi.

1° CITTADINO:                         Buono, buono.

1° SAN GIORGESE:                  Tiene pure la vigna e fa il vino buono.



1° CITTADINO:                       Ma quanto vuole?



1° SAN GIORGESE:                Non ti preoccupare è un amico.

1° CITTADINO:                       E quando possiamo andare?

1° SAN GIORGESE (uscendo):  Pure mò

1° CITTADINO( uscendo): Mò so le 16,00, domani che è sabato.

CASA TARANTINO



MADRE:                                 Tonino,Toni vieni qua.



FIGLIO:                                   Che c’è mammà.



MADRE:                                 Vieni qua, sono le quattro e mezza passate e tuo padre non è            venuto,

io devo apparecchiare mettere la tavola, vai a vedere all’Arsenale.



FIGLIO:                                   Ma che, io mi stanco ad andare fino là.



MADRE:                                 Però quando mangi non ti stanchi mai, vai a vedere che duecento metri sono.



FIGLIO:                                   E sempre io devo fare tutto.



MADRE:                                 Che famiglia, che famiglia, tale padre tale figlio mi fate disperare.



PADRE:                                   Che c’è stellina, perché stai gridando così proprio oggi che c’è una bella notizia.



MADRE:                                 Aaah sei venuto, alle quattro sei uscito,

sono le quattro e mezza, mezz’ora per duecento metri?



PADRE:                                   Calma, calma! Sono arrivato tardi perché ho una bella notizia.



FIGLIO:                                   Pure per me.



PADRE:                                   Finalmente ce ne andiamo da Taranto ci togliamo la paura delle bombe.



FIGLIO:                                   Dove andiamo a Milano?

a Roma?                                       PADRE:                                   Di più, di più  FIGLIO:                                               a Bari?

 PADRE:                                  Di più, di più.

 MADRE:                                E dove andiamo?

 PADRE:                                  A San Giorgio.

 MADRE:                                Eeeh... in un paese ma va va, vedi se te ne vai.

Io vado ad apparecchiare.



PADRE:                                   Lascia stare le donne che non capiscono niente!



FIGLIO:                                   Ma papà forse ha ragione, qua ho gli amici miei.

PADRE:                                   Ma a San Giorgio ci sono le vacche .

FIGLIO:                                   Che me ne faccio della vacche!                                                                PADRE:                                   Ci sono i fichi.

FIGLIO:                                   Che me ne faccio dei fichi.



PADRE:                                   Sta il vino buono.



FIGLIO:                                   Che me ne faccio.



PADRE:                                   Ci imbriachiamo tutt' e due.

                                                    (escono)

FAMIGLIA SANGIORGESE



MARITO:                                Eleonora, Eleonora che bella notizia, che bella giornata!



MOGLIE:                                 Cicci, che è successo?



MARITO:                                Che bella giornata , che bella giornata!



MOGLIE:                                 Ha partorito la vacca?



MARITO:                                Che dici di più, di più, che bella notizia!



MOGLIE:                                 Ci danno la casa?



MARITO:                                Che cosa,noi la dobbiamo dare.



MOGLIE:                                 Che sei scemo, e noi dove andiamo a vivere?



MARITO:                                Ma si vede che non capisci niente.



MOGLIE:                                 E' arrivato il professore.



MARITO:                                E' venuto il mio amico Peppino e mi ha detto che un tarantino che tiene i soldi vuole casa nostra.



MOGLIE:                                 Allora sei scemo, e dove andiamo? E la ragazza?



MARITO:                                Nooo tutta la casa, la stanza!



MOGLIE:                                 E dillo prima, non sai manco parlare

aveva ragione la buonanima di mia madre che mi diceva

“a’ nu bachettone ti stai prendendo”.



MARITO:                                Lascia stare tua madre, che dobbiamo pulire che domani viene sto cristiano a vedere la casa.



MOGLIE:                                 La casa? Ma sei scemo!                                                          MARITO:                                               La stanza, la stanza, la stanza.                                                MOGLIE:                                               Ma paga?

                             (il marito agita le braccia)



MOGLIE:                  Stai cacciando le mosche?



(il marito agita le braccia più forte) MOGLIE:                                               Ancora

MARITO:                              Paga assai, assai.

  MOGLIE:                               Aaah... volevi dire assai, ma va va, aveva ragione mia madre.

FIGLIA MARIETTA (entrando):  Papà, papà che è successo? Perché stai litigando con      la mamma?



MARITO:                                Lascia perdere, ho una bella notizia, che bella giornata.



FIGLIA MARIETTA:                 Che c’è? Ha partorito la vacca?

MARITO:                                Pure tu co 'sta vacca, mo me ne vado a fare due passi alla chiazza. (esce)                                                                                                   FIGLIA MARIETTA:                 Che famiglia! Uno grida da una parte, l’altro dall’altra,

mo me ne vado dalla commara Sara.        (esce)

COMMARI









COMMARA SARA:      Vieni vieni commara Giovanna, da quanto tempo, che bella sorpresa che mi hai fatto.



COMMARA GIOVANNA:  Eeeh commare mia, damò che ti devo venire a trovare, non sai quanti fatti so successi in stò mese nel paese.



COMMARA SARA:                 E cunta cunta commà.



COMMARA GIOVANNA:       Però tu mi devi giurare che non li cunti a nessuno.



COMMARA SARA:                 Io come una tomba sto.



COMMARA GIOVANNA:  Io sono una persona precisa e non dico niente solo  a te che mi sei cummara perché devi sapere che la figlia di don Gaetano…

 COMMARA SARA:     Aspè, chi don Gaetano... il farmacista?

                                     L’impiegato del comune?O il muratore



COMMARA GIOVANNA:       No, nessuno di tutti e tre.                                               COMMARA SARA:                 Che questi li so tutti.                                                     COMMARA MARIETTA:        Buongiorno cummara Sarina.

COMMARA SARA:             Marietta, la sciuscietta mea sta qua, madonna

                                                                come ti sei fatta bella, tutta la nonna stai prendendo,

la vedi quant’è bella la sciuscietta mea

e questa se la vogliono solo un principe se la può prendere.



COMMARA GIOVANNA:       Naa... sta nascendo mò il principe per lei.



COMMARA SARA:                 Perché che hai da dire?



COMMARA GIOVANNA:       No è bella.



COMMARA SARA:                 Bella perché stai qua?



COMMARA MARIETTA:  Cummà Sarì, la mamma e papà litigano sempre e    io ho detto mo vado da cummà Sarina.



COMMARA SARA:                 Hai fatto bene, hai fatto bene.                                                          COMMARA GIOVANNA:       Bè cummà io me ne vado.                                                              COMMARA SARA:                 E i fatti che mi dovevi raccontare?

COMMARA GIOVANNA:  Dopo dopo, mio marito sta tornando da lavoro

e tu di a mamma e papà di non litigare  sempre. (acida)                                                                      COMMARA SARA:                 Tu fai finta che non hai sentito niente.

COMMARA GIOVANNA:       Io? Io muta come una tomba sto...

madò che notizia Ciccillo e Eleonora si stanno litigando, lo devo dire a cummà Rosina. (uscendo)



COMMARA SARA:                 Ma perché l’hai detto in presenza sua?

Ma perché stanno litigando mamma e papà?                                                                     

COMMARA MARIETTA:        Perché papà ha affittato la stanza ad un tarantino .

 COMMARA SARA:                  Giovane o vecchio?

COMMARA MARIETTA:   Marito e moglie con un giovane.



COMMARA SARA:                 Aaaah... sta il ragazzo, buono buono

vieni vieni con me che ti devo spiegare delle cose e tu sempre così stai, non ti sistemi un poco ingiuppinati.

INCONTRO FAMIGLIE



MARITO SANGIORGESE:       Mi raccomando non mi fate fare brutta figura coi tarantini      parlo io.



MOGLIE SANGIORGESE:  Ehi... Cicci, se proprio non vuoi fare brutte figure statti citto e fammi parlare a me.



COMMARA SARA:                 E pure mò vi dovete litigare che stanno venendo le persone,e      pensate alla ragazza quant’è bella la sciuscietta mea!



MARITO TARANTINO:           Buongiorno, è permesso?

MOGLIE TARANTINA:           Ehi, se non mi piace ce ne andiamo.

 MARITO SANGIORGESE:      Questa è mia moglie Eleonora.

MOGLIE SANGIORGESE:       Piacere, Eleonora

MARITO TARANTINO:  E questa è mia moglie Stella.

MOGLIE TARANTINA:  Piacere, Stella (diffidente) 

MOGLIE SANGIORGESE: Che tiene la signora?

COMMARA SARA:                 Lascia perdere è tarantina.

 MARITO TARANTINO: Questo è mio figlio Antonio.    

MARITO SANGIORGESE: E questa è mia figlia Marietta.

COMMARA SARA:  Ehi... parlo io, quant’è bella la sciuscietta mea

MARITO TARANTINO:           E saluta la ragazza.

 ANTONIO:                             Io mi chiamo Antonio. COMMARA MARIETTA:     E io mi chiamo Marietta.

COMMARA SARA:             Madonna se dobbiamo prendere il caffè non c’è l’acqua,

la volete prendere una tazza di caffè?



MOGLIE TARANTINA:           Noi dobbiamo andare.



MARITO TARANTINO:           No restiamo.



COMMARA SARA:                 Allora visto che dobbiamo aspettare per il caffè

andiamo in cucina mentre i ragazzi vanno a prendere l’acqua dalla fontana.



MARITO TARANTINO:           Vai, accompagna la ragazza, Antonio.



MOGLIE TARANTINA:           Torna subito!



ANTONIO:                              Maah, ma io mi stanco.

COMMARA MARIETTA:        Ma ti aiuto iotu quanti anni hai?


ANTONIO:                              Ventidue e tu?
COMMARA MARIETTA:                                          
                                                  Diciannove

COMMARA SARA:             Quant’è bella la sciuscietta mia, li faccio sedere

e mò vado a vedere cosa succede.



COMMARA GIOVANNA (alla fontana): Come tutti i giorni stò alla fontana

mo mi nascondo , che alla fontana sempre qualche fatto si viene a sapere.



ANTONIO:                       Che avete nella casa?

 COMMARA MARIETTA:       Le vacche, le pecore. ANTONIO:    Ma è grande.

COMMARA. MARIETTA:       Si… ora andiamo..   però.

COMMARA GIOVANNA: Madooo la figlia di Eleonora, sola con un ragazzo,

hai capito a cummà Sarina.



COMMARA SARA:                 Che vuoi da cummà Sarina, che vuoi dalla ragazza,

ti devi sciacquare la bocca prima di parlare della sciuscetta mea.



COMMARA GIOVANNA:       Che la sciuscetta tua stava con un ragazzo alla fontana,

che mica era un monaco stava con un ragazzo alla fontana.  (esce)



COMMARA SARA:                 E' proprio, vero lo dice la storia che in sto paese nessuno si fa i fatti suoi.

FINALE



NARRATORE:                         Alla fine della guerra molti tarantini sfollati restarono a San Giorgio perché avevano trovato una bella sangiorgese ma anche molte tarantine restarono a San Giorgio perché avevano trovato un bel sangiorgese!



Arrivarono così gli anni ’50 e pian piano anche

                                       San Giorgio comincia ad ingrandirsi sempre più.

 Molta altra gente sceglieva di vivere in questa ridente cittadina, lontana dalla già caotica Taranto.

Arrivarono gli anni del boom economico e con esso l’Italsider a Taranto  molti operai italsiderini vennero ad abitare in questa città,e qui hanno scelto di metter su famiglia.

San Giorgio ormai diventa un posto sempre più scelto dai tarantini per abitarci.