TESTO TEATRALE "LA STORIA DI SAN GIORGIO JONICO"
NARRATORE:
Voi dame e cavalieri,
bella e allegra
popolazione
non siamo qui venuti
per cantare una canzone
quello che vi diremo,
lo giuriamo,
non è un’invenzione,
ma è proprio storia vera
una vera situazione.
State perciò attenti…
Sentite bene quello che
vi diremo
perché la vera storia di
San Giorgio
vi racconteremo.
Dopo Cristo il secolo è il nono
e questo luogo di monaci è pieno, basiliani son chiamati, da molti luoghi sono
arrivati, in grotte e anfratti hanno abitato e anche Chiese han
costruito." In questo modo - qualcuno ha detto - il nostro paese allora è nato".
Si, proprio così,
cacciati per motivi religiosi e politici dalle loro terre Oriente, Sicilia,
Calabria
i monaci Basiliani,
chiamati così perché seguaci di San Basilio,
si stabilirono nelle
grotte e negli anfratti che allora
si trovavano tutt’intorno
al territorio tarantino.
Erano rifugi ben sicuri
anche perché ben nascosti da una gran foresta che a quei tempi circondava
Taranto. Costruirono Korion, villaggi rurali, chiese.
(Monaci Basiliani dietro
al telo, con ombre, poi escono a semicerchio, poi in fila arrivano al centro e
si girano verso il pubblico, si staccano e cominciano a zappare)
1° MONACO: Fratelli, è l’ora della
preghiera (3 battiti con le mani)
TUTTI: Preghiamo Padre Nicodemo
(Si rimettono in fila ed escono)
NARRATORE: A quei monaci si aggiunsero alla
fine del X sec. molti tarantini in fuga dalla propria città ormai distrutta e
saccheggiata dai Saraceni.
SARACENI E TARANTINI
(Dietro
al telo, ombre di saraceni e tarantini in fuga; i saraceni inseguono e gridano
in arabo)
1° TARANTINO: Madonna, aiutatemi, i senza Dio, mannalicchi.
( I saraceni entrano dai lati
con le armi, gridando e circondando i tarantini, si combatte. Man mano i
saraceni portano via i tarantini catturati e i superstiti fuggono
indietreggiando, finchè non sbattono contro i monaci basiliani)
MONACO BASILIANO: Cosa succede fratelli?
1° TARANTINO: Siamo dei tarantini in
fuga, i saraceni hanno distrutto la nostra città.
MONACO BASILIANO:
Maledetti, quei senza
Dio,
noi siamo dei monaci
siamo ortodossi
della Chiesa di Oriente no....
no pure loro sono senza
Dio!
2° TARANTINO:Un momento fratelli, no il Dio è lo stesso anche noi
adoriamo Dio e Gesù Cristo.
3° TARANTINO:Papà, papà... tengo fame, tengo fame!
MONACO BASILIANO: Abbiamo noi del pane..... se
volete venire nelle nostre umili grotte...!!!
2° TARANTINO: Vabbè se avete del pane e lui tiene fame.
NORMANNI
NARRATORE: Però è del 1027 il primo vero
documento in cui si parla di SANTI GIORGIUS,
documento che si trova a
Messina, nel quale si dice che Clemente, giudice di Taranto, prendendo gli
ordini di basiliano, lascia ad Andrea, uno dei tre figli, tutto quello che
possiede dentro e fuori del castello di Taranto ad eccezione della Chiesa del
santo megalomartire Giorgio.
Il tempo scorre e passan
decenni ora il periodo è dei Normanni e queste terre vengon
cedute: al vescovo di Taranto son
consegnate.
(I soldati normanni
entrano marciando con il legato e dall’altro lato entra il vescovo)
VESCOVO (dà la benedizione):
Benedici
LEGATO: Sono il legato
Filipponius vi porto la parola, Eminenza, di nostra grazia il principe
Boemondo, che vi fa dono di tutte le terre
circostanti la chiesa
di Sancti Giorgius
megalomartire, con il diritto di pascolare,
fare legna, seminare, prelevare acque.... questo in onore di santa madre chiesa
romana e di nostro signore Gesù Cristo.
VESCOVO: Oooh… benedici principe
Boemondo, sia fatta la volontà del Signore.
(I soldati marciando)
VESCOVO (contento): Oooh… sia fatta la volontà di
nostro Signore Gesù Cristo e pure la mia!
(si sfrega le mani ed esce)
NARRATORE: E dopo i Normanni, gli
Svevi e gli Angioini di queste terre
saranno i padroni e un documento ci fa il racconto
di ciò che accadde in
quegli anni lontani.
E’ il
1315 e il principe di Taranto Filippo II vuole sposarsi.
Invia in Oriente uno
dei suoi nobili più fidati il Conte Bernardo di S.
Giorgio per trattare con l’imperatore
dell’Epiro NICEFARO II le nozze con sua figlia Tamara
che era una bellissima
principessa.
( 2 dame davanti alla
porta stanza della principessa...aspettano)
1^ Dama: koine… koine presto...
vieni ho una grande notizia.
2^ Dama: Cosa c’è Esmeralda?...
non posso perdere tempo…
1^ Dama: E' arrivato al castello
un cavaliere inviato dal principe Filippo II di Taranto…
2^ Dama: Che vuole sposare la
nostra bellissima principessa Tamara
1^ Dama: Sai già tutto??
2^ Dama: Certo è il cavaliere,
l’ho pure visto, che bell’uomo!!
1^ Dama: Chissà se la principessa
è informata, andiamo ad avvisare
2^ Dama: Zitta, zitta, sta
arrivando.
Principessa: Koine, Esmeralda... dovete pettinarmi vi stavo
aspettando!
Dame insieme: Auguri principessa! (inchino)
Principessa: Di che cosa? Volete
prendermi in giro?!!
1^ Dama: Fuori c’è un cavaliere
mandato dal principe di Taranto Filippo II che vuole prendervi in sposa.
Principessa: Cosa?? Io non sposerò mai un
uomo venuto da così lontano,non voglio lasciare la mia terra e i miei sudditi!
2^ Dama: Ma dicono che sia un
bellissimo uomo!
Principessa: Ma Koine queste cose mi
fanno arrossire, ora andiamo venite nelle mie stanze che dovete pettinarmi.
1^ Dama: Andiamo nella vostra
stanza, principessa,.... vi faremo bellissima!!!
2^ Dama: La principessa è già
bellissima!
(mentre escono)
1^ Dama: Di più, di più… ma com’è
questo cavaliere?
2^ Dama: Si chiama Bernardo di S.
Giorgio ed è bellissimo......
NARRATORE: Il conte Bernardo
riuscì nella sua impresa e il principe Filippo sposò la bella Tamara.
TUTTI: Viva il conte Bernardo di S. Giorgio. Evviva!
ALBANESI
NARRATORE: Passarono gli anni e
fu il tempo dell’arrivo dei primi nuclei albanesi venuti al seguito del
principe Giorgio Castriota Skanderberg.
Era il 1460: oltre 800
cavalieri albanesi giunsero in Puglia al seguito del
condottiero albanese Giorgio Kastriota Skanderberg
venuto a difendere e a
liberare il re di Napoli Ferdinando I, prigioniero a Barletta dei baroni del
regno che non lo volevano come loro re.
Molti luoghi furono
saccheggiati, incendiati, messi a ferro e fuoco e fra questi anche San Giorgio.
(Dietro al telo marciano i soldati albanesi con a capo il
principe Skanderberg dall’altro lato, davanti al telo, uomini e donne del
casale che lavorano, zappano e raccolgono frutti).
(I soldati albanesi escono in scena e prendono gli abitanti
del casale e li portano via uscendo).
SKANDERBERG: E così il mio grande
amico Ferdinando II di Aragona sarà liberato e
gli Angioini, gli Orsini e i Baroni
cacciati.
Io Giorgio Kastriota
Skanderberg, ho restituito così il favore al re Alfonso d’Aragona che si salvò
dai turchi.
SOLDATI ALBANESI (escono in scena e gridano):
Viva
il condottiero Skanderberg
SKANDERBERG: Soldati devo partire, tornare in Albania ma se voi
volete restare in questa terra bellissima, siete liberi di farlo.
1° SOLDATO: Questa è una bella terra.
2° SOLDATO: Che bel mare.... si vede
anche dalle colline!
3° SOLDATO: Che aria bella pulita!
4° SOLDATO: E quante foreste e
quanto pascolo!
SOLDATI ALBANESI: Noi restiamo qui
principe.
NARRATORE:
Dopo
la partenza di Skanderberg molti soldati Albanesi restarono nel
territorio
di
San Giorgio.
Ma l’anno quello giusto per la
nascita del paese è il
1491: ai Muscettola, dalla curia, ogni diritto è a loro venduto. Da
ecclesiastico il podere ora laico è diventato, del nostro paese comincia la
storia che riporteremo a vostra memoria.
MUSCETTOLA
BANDITORE: Oggi 4 agosto 1491, tra
don Geronimo Maramonte, procuratore della cattedrale di questa città e il
nobile Bartolomeo Muscettola, si firma questo documento: don Geronimo assegna
una masseria nominata San Giorgio, proprietà di questa cattedrale di Taranto,
al nobile Bartolomeo Muscettola che si impegna a versare ogni anno al capitolo
20 tumuli di grano e 11 di orzo. Così è scritto.
(Madamonte, procuratore della cattedrale, consegna al nobile
Bartolomeo Muscettola il documento di proprietà).
MUSCETTOLA: Eccellenza Domine, ci impegniamo
a consegnare io e i miei eredi 20 tumuli di grano e 11 di orzo al capitolo,
ogni anno per tutta la discendenza.
VESCOVO: Benedicti.
MUSCETTOLA: 20 tumuli di grano e 11
di orzo al capitolo ogni anno per tutta la discendenza… e questa
si chiama chiesa!!
MUSCETTOLA: Roberto!!
FIGLIO: Ditemi padre.
MUSCETTOLA: Figlio, sei proprietario
dei territori della masseria di San Giorgio, con il diritto di semina, di
pascolo, fare legna, prelevare acqua e questo è il mio regalo per il tuo
futuro.
FIGLIO: Grazie padre (bacia la mano)
...ne saprò fare buon
uso.
FIGLIO: Io Roberto Muscettola,
sono il primo
erede del territorio
circostante la masseria denominata San Giorgio.
Il resto, da ora in poi,
sarà tutta un’altra storia....
NARRATORE: Arriviamo così al 1524:
dopo Roberto Muscettola era diventato proprietario delle terre, Antonio
Muscettola. Fu l’anno in cui l’imperatore Carlo V
istituì il feudo di San
Giorgio unendo alla masseria di San
Giorgio i casali di Pasone e Belvedere.
Il nobile Antonio
Muscettola diventò barone di San Giorgio e fu nominato ambasciatore di Carlo V.
Antonio Muscettola donò
il feudo al figlio Federico come regalo di nozze.
Il 1555 muore Federico
Muscettola e il feudo passa al fratello Roberto.
Nel 1567 muore anche Roberto
Muscettola e il feudo passa alla figlia Beatrice.
Nel 1570 muore Beatrice
e il feudo passa alla figlia Andreanna.
Il 13 maggio del 1577 a
San Giorgio arriva la visita di Monsignor Lelio Brancaccio, vescovo di Taranto. Nel
feudo vi era ancora il rito latino, ma si praticava anche il rito greco.
All’incontro era
presente il sindaco Nino Nepisi.
ARRIVO MONSIGNOR BRANCACCIO
1° CONTADINO DI S. GIORGIO: Sine lieti, sine lieti è vero, è
vero me l’hanno detto quando ho scaricato il vino a Taranto, l’ ho scaricato
nella piazza vicino alla cattedrale e lì ho sentito che l’arcivescovo Monsignor
Brancaccio sta girando tutte le chiese e pare che oggi o domani viene qui a
visitare la nostra chiesa.
4^ CONTADINA:
Oooh…
che bellezza l’arcivescovo di Taranto ci viene a trovare in questo posto dimenticato
da Dio, che bella notizia!
1° CONTADINO: Si, ma non bestemmiare!!
2° CONTADINO:
Ehi…
Robè che fortuna che ti ho incontrati, non è che ti trovi un fascio di vino,
che oggi ho lavorato tantissimo.
3° CONTADINO: Si ste turnani di fori,
abbiamo zappato parecchio.
4° CONTADINO: Hai sentito che
l’arcivescovo di Taranto
viene
a trovarci?
5°CONTADINO: Oh... madonna santa!
4° CONTADINO: Che mica... diavolo t’ho
detto.
5° CONTADINO: Ma noi siamo di rito
greco e lui dice che sia contrario del rito greco, molto contrario.
6° CONTADINO: Che bella riunione, che
bella compagnia.
E così si lavora a parlare in mezzo alla piazza!
7° CONTADINO:
Stiamo
dicendo che domani pare arrivi l’arcivescovo
Brancaccio
6° CONTADINO: Dobbiamo far sparire
tutto, lui non accetta il rito ortodosso.
5°
CONTADINO: Si, se ne sono sentite tante, che hanno
distrutto, bruciato…
4°
CONTADINO : Ma che
dite, sempre uomo di chiesa è!
5° CONTADINO: Ma ne ha chiuse di
chiese e ne ha fatte pure abbattere.
8^ CONTADINA: Ma... ma assai devi
stare a parlare,
mò si fa scuro e
dobbiamo andare a dormire.
9 ^ CONTADINA: Zitt’ a mamma, dice che
sta per venire l’uomo nero
e ci dobbiamo
preoccupare.
5° CONTADINO: Ma che stai dicendo, sei
impazzita?
TUTTI: Ha ragione, ha ragione
dobbiamo andare dal papa duca Papocchio
8^ CONTADINA: Si, ma poi andiamo a
casa sono stanca mà…
9^ CONTADINA: Si, si andiamo a casa ma
poi, poi…
(vanno tutti dal sacrestano)
6° CONTADINO: Dobbiamo parlare con
papa duca Papocchio.
SACRESTANO: Domani, domani dovete
venire,... le funzioni sono finite.
Papa Papocchio sta riposando e
poi deve pregare.
5° CONTADINO: E' una cosa importante,
urgente domani arriva monsignor Brancaccio.
SACRESTANO: Domani .... domani......
TUTTI: Noi ti abbiamo avvisato!
SACRESTANO: Domani ..... domani.....
7° CONTADINO: Si l’avete avvisato, non
vedete
che non è niente di
grave .
4° CONTADINO: Ma guardali un poco,
parlare così di
un arcivescovo
7° CONTADINO: Ma
non è che sotto sotto hanno ragione!....
4° CONTADINO: Ma cammina va!
SACRESTANO: Che paese, che paese!
7° CONTADINO:
(esce di corsa, si guarda intorno e chiama)
Papa duca Papocchio,
presto..... presto sta arrivando!
12° CONTADINO
(dietro il telo cammina ed esce fuori)
12° CONTADINO: Che c’è? Che è successo?
7° CONTADINO: Sta arrivando,.... giù
dalla collina.... si vede la polvere della carrozza.
12° CONTADINO: Allora è vero, viene
l’arcivescovo di Taranto a trovarci.
8^ CONTADINA: Papa duca mi raccomando
misura le parole, è sempre l’arcivescovo.
PAPA DUCA: Si ma che devo misurare, siamo
uomini di chiesa entrambi
abbiamo lo stesso Cristo
e lo stesso Dio.
8^ CONTADINA: Ma tu misura le
parole,calmati .
PAPA
DUCA: Moglie mia, ma chi si
agita!
8^ CONTADINA: Sarà!!! Meglio
tenerlo sotto controllo.
(Brancaccio con Don
Giovanni dietro al telo, camminano e poi escono)
DON GIOVANNI: Mi raccomando,
Eccellenza, siate inflessibile.
Questo è un
covo di albanesi, tutti ortodossi di rito greco.
BRANCACCIO: Calmo Don Giovanni,
dobbiamo prima osservare valutare e poi giudicare e santa romana chiesa saprà
guidarci.
DON GIOVANNI: Amen.
(sacrestano, papa duca e tutti gli abitanti camminano verso
Brancaccio) (papa duca si inginocchia)
BRANCACCIO: Alzatevi papa duca!
PAPA DUCA: Ringrazio il Signore nostro che
oggi è venuto a questa chiesa di San Giorgio, lu arcivescovo di Taranto a darne
conforto obbedienti a vostra Eccellenza reverendissima, stamu all’ordinamenti
dellu papa di Roma Gregorio e agli ordini del concilio granne di Trentu.
BRANCACCIO: Vedremo, vedremo.
Figli, fratelli, da
tantissimi anni le nostre comunità sono unite e questo è bene e felicità per la
chiesa di Roma, i vostri sacerdoti saranno sempre presenti ma il rito sarà
celebrato secondo santa romana chiesa.
PAPA DUCA: Questo è l’unico modo per cui la chiesa può restare aperta.
TUTTI:
Vogliamo il rito greco,
lasciateci i nostri santi.
BRANCACCIO: Basta, si chiusa
tutto.
DON GIOVANNI: Eccellenza, fermezza!
BRANCACCIO: Andiamo don Giovanni.
CONTADINO 7:
E
mò come facciamo?
andremo
alla chiesa di Carosino.
PAPA DUCA: Ora andiamo e preghiamo
NARRATORE:
Nel 1579 muore Andreanna
figlia di Beatrice, arriviamo così al 1603 quando il figlio di Andreanna,
Alfonso Piscelli, vende per tremila ducati il feudo a Maurizio Simonetta.
Ma donna Giulia
Muscettola, l’altra figlia di Roberto, si rivolge al re
Filippo: vuole il diritto di prelazione
e il diritto di
prelazione ottenne insieme alle terre. Per quanto riguarda le tradizioni e i
riti, bastò chiudere la chiesa di rito greco per
cancellare le tradizioni degli albanesi nel nostro territorio. Ma ce n' era una
in particolare, che si celebrava negli ultimi tre giorni di carnevale, era
l’arcipurcium, si mangiava, si beveva e si ballava.
(danza, pizzica e mascheramenti)
Ma nel 1620 muore Giulia
Muscettola. L’eredità del feudo passa al figlio Giulio Cesare Albertini.
Inizia una nuova storia
(entrano in scena gli “Albertini”)
E Giulio Cesare
Albertini è nominato principe dal re di Spagna.
Nel 1651 muore Giulio
Cesare Albertini e il casale di San Giorgio tocca al terzogenito Fabio che
con il buon governo aumenterà il patrimonio di famiglia.
Ma nel 1703 muore Fabio
Albertini, diventa così erede del feudo il nipote Giulio Cesare, ma Giulio
Cesare sarà ricordato, come il più cattivo dei feudatari:penserà solo ai propri
interessi.
Nuove tasse, nuove
costrizioni, il popolo è affamato. Ma nel 1744 muore Giulio Cesare Albertini e gli succederà
il nipote Fabio. Alla sua morte erediterà la figlia Maria Francesca Albertini e sarà
l’ultima feudataria di San Giorgio.
BANDITORE: Popolo di San Giorgio
udite udite: in nome e per conto del governatore Gioacchino Murat si abolisce l’eredità dei feudatari e si
istituisce il catasto provvisorio. Le terre saranno ripartite.
NARRATORE: Era il 2 agosto 1806,
data di entrata in vigore delle leggi murattiane e nel
1809 sempre per legge di
Gioacchino Murat nasce l’anagrafe comunale.
Il primo atto che viene
registrato è quello della nascita di una bambina:
primo febbraio 1810.
E'proprio il sindaco Pasquale Da Monte a compilare l’atto di nascita.
Il padre un ciabattino
Pasquale D’Amatola, madre Grazia Margherita.
I nomi della bambina
furono: Aloisia, Innocenzia, Gaetana, Maria.
Testimoni: Vincenzo
Zingaropoli, farmacista e Francesco Cascella,
calzolaio.
POPOLO: è nata, è nata Aloisa.
(tutti in scena gridano)
NASCITA BAMBINA
PADRE: Pasquà, Pasquà, vieni
presto.
PASQUALE (fuori scena): Che c’è, sempre quando
lavoro mi devi disturbare.
PADRE: Sta nascendo, Pasquà.
PASQUALE (entra): Sta nascendo?
PADRE: Non ti imbambullesce,
scappa, scappa a chiama a cummà Protopapa.
(padre e Pasquale escono)
1^ COMMARE (entra scappando e urlando): Caterina, Caterina vieni
che notizia importante, esci.
2^ COMMARE: Che vuoi? Che c’è?
1^ COMMARE: Graziella sta a parturisce.
2^ COMMARE: Oooh… Graziella sta
partorendo e non poteva aspettare altri sei giorni così nasceva di candelora ed
era più fortunata?
1^ COMMARE: E mica si possono
fermare quelle cose…
cammina cammì.... scè
chiamam Natalin, sciam scià.
1^ COMMARE: Natalina!
3^ COMMARE: Che c’è?
1^ e 2^ COMMARE: Comm’è la commarella tua
ste parturisce
3^ COMMARE: Graziella?
1^ e 2^ COMMARE: Sta a parturisce .
TUTTE: Sciam scià.
NARRATORE: E così Pasquale insieme ai due
testimoni dichiarò la prima bambina
iscritta all’anagrafe di San Giorgio.
PADRE: Dottor Zingaropoli dove
mi avete portato, non al comune ma alla chiesa dobbiamo andare.
FARMACISTA: Pasquà, non sai niente! Ora c’è l’anagrafe comunale,
la bambina deve essere registrata
qui.
CALZOLAIO: Cumpà, quello è farmacista capisce più di noi che
siamo scarpari.
PADRE: Oooh ma c’è uè lassm
perder.
SINDACO: Buongiorno ma che
succede?
FARMACISTA: Buongiorno, signor
sindaco, siamo venuti a dichiarare la nascita di una bambina.
PADRE: Che io sono il padre, io
devo parlare.
CALZOLAIO: Pasquà fai parlare lui
che è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.
PADRE: Oooh… Oooh
SINDACO: Allora volete denunciare
la nascita della bambina.
PADRE: Che denunciare, che mò è
nata!!!
FARMACISTA: Scusate signor sindaco,
vogliamo dichiarare la nascita della bambina.
CALZOLAIO: Pasquà fai parlare lui
che è farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.
SINDACO: Sentite, io non ho tempo
da perdere... Come si chiama 'sta bambina?
PADRE:
Aloisia come mia madre
SINDACO: E basta?
PADRE: Perché, posso aggiungere
altri nomi?
SINDACO: Certo!
PADRE: Allora... Innocenzia
come la madre di mia moglie.
SINDACO: Basta?
PADRE: Perché... posso ancora?
SINDACO: Certo!
PADRE: Allora... Gaetana come
mio padre.
SINDACO: Basta così?
PADRE: E... Maria come la mamma
di Gesù.
SINDACO: Vabbè, quattro nomi
bastano per la bambina e tu come ti
chiami?
PADRE: Pasquale.
FARMACISTA: Pasquale D’Amato,
scusate signor sindaco.
CALZOLAIO: Pasquà, quello è
farmacista capisce più di noi che siamo scarpari fai parlare lui.
SINDACO: E la madre?
PADRE: Grazie
SINDACO: Solo?
PADRE: Nu nome sul tien!
FARMACISTA: Grazia Margherita.
PADRE: Signor Zingaropoli se
non mi fa bene le domande.
SINDACO: Va bene. Allora... 27
gennaio 1910 viene registrata all’anagrafe di San Giorgio la bambina Aloisia,
Gaetana, Innocenzia, Maria D’Amato di Pasquale e Grazia Margherita.
Sapete che è la prima
bambina che viene registrata?
PADRE: La prima? Allora sta
volta ho vinto io
SINDACO: Si... va bene. và (esce)
FARMACISTA: Buongiorno signor
sindaco.
Pasquà ma che mi porti a
fa?
PADRE: Oooh… dottor Zingarò.
CALZOLAIO: Pasquà, quello è
farmacista capisce più di noi che siamo scarpari.
PADRE: Be' sai che sta,.....
vai... và và!!
NARRATORE: E così nel 1810 viene
istituita a San Giorgio anche la rota dei proietti o meglio conosciuta come
la" rota dei trovatelli".
Nel 1848 in tutta Europa
è un gran casotto: rivoluzioni guerre e tumulti
scoppiano ovunque e
qui per le terre.
Il re Borbone in tutta
fretta la costituzione
aveva concesso e qui a
San Giorgio la popolazione delle terre voleva il possesso.
29 gennaio Federico II
di Borbone
sperando di placare la
ribellione del popolo, concedeva la costituzione.
Qui a San Giorgio popolo
e contadini credettero che tutti sarebbero diventati uguali ognuno avrebbe
avuto i suoi terreni.
Per mantenere il nuovo
ordine
fu costituita la guardia
nazionale
alla quale potevano partecipare
nobili ricchi, contadini e i popolani.
3 maggio 1848 i
contadini di San Giorgio e Carosino, visto che non vi era stata la divisione
dei terreni, armati di falci, fucili e altri attrezzi
il 3 maggio si recarono dal regio giudice per
chiedere
le loro terre.
POPOLO (uscendo): Vulim la terra, vulim la
terra...
GUARDIA NAZIONALE
1^ GUARDIA: Ei, Mariuccio pure tu
con la divisa stai...
2^ GUARDIA: Che anche te hanno
preso!
Che tu sulu con la zappa
in mano sei buono!
1^ GUARDIA: Guarda chi sta parlando!
Che tu eri buono solo a portare la contessa col traino.
2^ GUARDIA: Io facevo pure la
guardia alla contessa.
1^ GUARDIA: E io zappando la terra
sono diventato forte e mo faccio parte della guardia nazionale.
2^ GUARDIA: E pure a me mi hanno
fatto della guardia nazionale.
1^ GUARDIA: E allora mo dobbiamo
stare attenti.
2^ GUARDIA: Eccerto far rispettare
la legge.
1^ GUARDIA (uscendo): Sai quanti di questi
contadini popolani sono briganti, ci dobbiamo difendere.
2^ GUARDIA (uscendo): Hai ragione, ma noi
dobbiamo far rispettare la legge.
LA RIVOLTA DEI CONTADINI
1° CONTADINO: Andrè secondo me c’hanno
pigliato pe fessi
la terra al popolo, la
terra al popolo
ma a’ do‘ sta sta terra,
e tu che ci avevi creduto
a re Ferdinando,
bambacione!!!!!
2° CONTADINO: Uè, Cicì che re
Ferdinando la costituzione
l’ha firmata, sono i
nobili che non vogliono lasciare le terre.
3° CONTADINO: C’ha ragione, c’ha
ragione, c’hanno fregato
questi nobili, allora la
terra pigliamocela.
4° CONTADINO: Si, si, andiamo..... là
spacchiamo tutto e prendiamoci le terre facciamo la rivoluzione.
1° CONTADINO: Hai ragione Renzino,
pigliamoci le terre.
3° CONTADINO: Sii la rivoluzione!
2° CONTADINO: Ma no vedrete che re
Ferdinando ci farà dare lui le terre.
1°, 3° e 4° CONTADINO: Che bambacione,
bambacione a chi? A me?
Facciamo la rivoluzione, dai.
DONNE IN RIVOLTA
1^ DONNA: Lucì lo capisci, quel
bambacione di mio marito
è venuto a casa a
pigliare la zappa per fare la guerra.
2^ DONNA: Naa.... pure mio marito,
ha preso il piccone dice che deve andare a fare la guerra.
1^ DONNA: Allora è vero dobbiamo
fare la rivoluzione pure noi.
3^ e 4^ DONNA (entrano): Si anche i nostri mariti si sono presi zappe e armi..
si... anche noi femmine facciamo la rivoluzione.
3^ DONNA 3: Andiamo dal regio
giudice Trombetta.
4^ DONNA: Lui ci deve le terre.
TUTTE: Sii andiamo, le terre!!!
REGIO GIUDICE
REGIO GIUDICE: Ma che sta
succedendo??!! Vogliono le terre da me, le vogliono, si sono messi insieme i
popolani di san Giorgio e Carosino
e mi hanno detto che mi
scannano... mamma mia!
1° PROPRIETARIO: Signor giudice, signor
giudice voi ci dovete aiutare.
2° PROPRIETARIO: Son venuti al nostro
podere e vogliono le nostre terre,
l’hanno
minacciate.
REGIO GIUDICE: Che posso fare io?
1° PROPRIETARIO: Voi siete la legge, sono
cattivi briganti.
REGIO GIUDICE: Lo so, hanno detto che
mi vogliono scannare!!! mo chiamo la guardia nazionale...
subito... urgente (grida) (entrano le due guardie)
REGIO GIUDICE: Dovete sedare la
rivoluzione dei contadini che vogliono le terre.
1^ GUARDIA: E be' le devono avere
loro, loro le lavorano
2^ GUARDIA: Giusto che lui se ne
intende, che fino a due giorni fa zappava.
1^ GUARDIA: Sempre devi offendere!
REGIO GIUDICE: Voi mi dovete aiutare,
siete la guardia nazionale!
CONTADINI (gridando): Vogliamo le terre!
REGIO GIUDICE: Se mi prendono mi
ammazzano, mò vado a Monteiasi!
1° e 2° PROPRIETARIO: Ci devi aiutare, ci devi
aiutare!
(tirando il braccio del regio giudice uno da
una parte e uno dall’altra)
(entrano i contadini e la guarda nazionale e gridano):
Vogliamo le terre ai
contadini!
NARRATORE: E così fu chiamata la
guardia nazionale da Taranto e la rivolta fu sedata, ma il seme della
ribellione ormai era stato già gettato.
In quegli anni a San
Giorgio non si viveva solo del lavoro delle terre ma era stata avviata una
nuova attività industriale:
zueca zueca zueca zueca
l’estrazione del tufo
dalle tagghiate.
Si, l’aumento della popolazione
in tutto il circondario
e soprattutto a Taranto
richiedeva nuove case da costruire
e dove prendere le
pietre?.. a San Giorgio che aveva grandi cave di pietra: le tagghiate.
E a forza di vrazzi e
pena di core dall'alba al tramonto
gli zuccattari tagliavano
le pietre e tutto intorno il rumore dello zuecco.
NARRATORE: Zueca zueca zueca zueca
e i traini che andavano
e venivano per trasportare le pietre:
zueca zueca zueca zueca
Nel 1860 Garibaldi era
sbarcato in Sicilia con i mille e risalendo il continente vittorioso giunse a
Napoli e i Borboni furono costretti a rifugiarsi a Gaeta.
L'eco della conquista di
Napoli da parte di Garibaldi giunse anche a San Giorgio
e tutti diventarono
coppole rosse.
ZUCCATTARI
NARRATORE: Ma fu sparsa la notizia
che i Borboni avessero riconquistato di nuovo Napoli
e i tumulti scoppiarono
un po’ dappertutto
anche a Taranto, come a
San Giorgio.
1° POPOLANO: Avete sentito?...
Franceschiello s’è ripreso Napoli hanno sparato pure a Taranto!
Abbasso le coppole
rosse...
viva il giglio bianco,
viva i Borboni.
2° POPOLANO: È vero? È vero? Allora che è successo?
TUTTO IL POPOLO: Si, si, Franceschiello è entrato
a Napoli .Abbasso le coppole rosse.
3° POPOLANO: Allora è vero... i
Borboni sono rientrati a Napoli.
1° e 2° POPOLANO: Andiamo ad avvisare
Carosino.
1° POPOLANO: Dobbiamo fare la
rivoluzione, abbasso le coppole rosse.
COPPOLE ROSSE: Viva Garibaldi, a morte
i Borbone.
(i Franceschielli spingono le coppole rosse e dopo si mettono
in fila indiana)
DONNE
1^ DONNA: Uè venite presto. (mogli, figli, donne)
2^ DONNA: Che è successo? Che è
successo?
3^ DONNA: Perché stai lucculando?
4^ DONNA: Cenzina che è successo?
1^ DONNA: Hanno arrestato i nostri
uomini!
TUTTE: Ooh madonna mia!
1^ DONNA: Dobbiamo andare al
carcere e farli liberare.
3^ DONNA: Ma sei impazzita?
2^ DONNA: Ma che dici, ci
arrestano tutte.
4^ DONNA: Ma sei impazzita?
1^ DONNA: Mò dobbiamo andare,
dobbiamo liberarli prima che i piemontesi si organizzano.
TUTTE: Ma che dici, no, no!
1^ DONNA: Allora io ci vado da
sola, cacasotto!
2^ DONNA: E Cenzina la catanese.
1^, 3^ e 4^ DONNA: Le femmine di San
Giorgio non tengono paura di niente.
1^ DONNA: Allora venite!
TUTTE: E si andiamo, andiamo,
abbasso i piemontesi, w i sangiorgesi.
NARRATORE: I tumulti furono sedati,
il regno d’Italia
proclamato e nel
1862 il paese
San Giorgio sotto
Taranto fu chiamato.
E così iniziò una nuova
era, si aprivano le porte del progresso, lento ma sempre progresso era.
1868: arriva
l’illuminazione a petrolio
TIC TIC TAC, TIC TIC
TAC, TIC TIC TAC
1873: è la volta del
telegrafo e questi grandi eventi andavano festeggiati
ZUMPARAPAPPA,
ZUMPARAPAPPA, ZUMPA ZUMPA ZUMPA
21 ottobre 1875: la
banda a San Giorgio
ZUMPARAPAPPA,
ZUMPARAPAPPA, ZUMPA ZUMPA ZUMPA.
E così anche il nostro paese
avrà la sua festa di Pasqua a dispetto di Carosino.
ZUMPARAPAPPA,
ZUMPARAPAPPA, ZUMPA ZUMPA ZUMPA
MARCHESE
D’AIALA VALVA
NARRATORE: Siamo ai primi del ‘900,
un evento straordinario coinvolge San Giorgio .
1^ POPOLANA: Venite, venite c’è una
notizia importante per il nostro paese .
2^ POPOLANA: Che è successo?
3^ POPOLANA: Che è successo?
4^ POPOLANA: Una notizia importante?
A San Giorgio? Ma che stai dicendo.
1^ POPOLANA: Si, viene un conte a
costruire il castello qua .
2^, 3^ e 4^ POPOLANE: Un castello a San
Giorgio, ma va, va!
1^ POPOLANA: Un conte
2^
POPOLANA Ma... conte... conte
1^ POPOLANA: Si, si,... un conte!
2^, 3^ e 4^ POPOLANE: Aaaaaaaaaah…
1^ POPOLANA: Aaaah… no no non è un
conte mi sono sbagliata.
2^, 3^ e 4^ POPOLANE: Aaaaaaaaaah…
1^ POPOLANA: Si è un marchese!
2^, 3^ e 4^ POPOLANE: Un marchese?
1^ POPOLANA: Si, il marchese D’Aiala
Valva e deve costruire il suo castello qua.
2^, 3^ e 4^ POPOLANE: Un marchese, un
castello!
NARRATORE Sì, sì, ormai San
Giorgio ai primi del ‘900 era diventatamolto più grande e importante anche perché si trovava sulla grande strada
che da Taranto porta a Lecce.
E così nel 1901 anche il
marchese Giovanni D'Ajala Valva inizia la costruzione del suo castello.
TUTTE: Un marchese, un castello!
1^ POPOLANA: Schiaccia il bottone ed
esce il battaglione, no schiaccia il
bottone e si accende.
TUTTE: E si accende la
lampadina.
NARRATORE 1915: arriva la luce elettrica a
San Giorgio.... ma attenzione pericolo
di morte.
Ma il 1915 è anche
l'anno della prima guerra mondiale combattuta nel nord Italia, nel Carso
ai confini
con l'impero austro-ungarico ma anche i sangiorgesi furono costretti a dare il
loro contributo di vita in quella guerra.
LA SCUOLA
NARRATORE: E nel 1935 finalmente
anche nella nostra città, d’intesa con il ministro della pubblica istruzione,
viene costruita la scuola elementare intitolata alla principessa Maria Pia di
Savoia,
nipote di re Vittorio
Emanuele III.
Per molti anni, simbolo
con il quale la città identificava la scuola, fu la maestra Ada Terrucci.
PADRE (dando uno schiaffo al figlio):
Alla scuola devi andare,
hanno aperto la scuola della principessa.
FIGLIO: Ma papà non so scrivere.
PADRE: E impara.
FIGLIO: Ma papà non so leggere.
PADRE: E impara.
MAESTRA: Cosa sono queste grida?
Aaah un piccolo Pinocchio, vieni vieni ti insegnerà tutto la maestra Terrucci.
PADRE: Dalle... mae’...
maestra.
BOMBARDAMENTI
NARRATORE: Nel 1940, con lo scoppio
della seconda guerra mondiale, molte cose cambiarono anche a San Giorgio.
MADRE: Vieni a mamma, vieni c’è
la guerra ci sono i bombardamenti.
TUTTI: Andiamo a casa, la
guerra la guerra, le bombe le bombe.
NARRATORE: Nel 1940 la scuola elementare
intitolata alla principessa Maria Pia di Savoia, a causa della guerra, fu
trasformata in ospedale...
e così la
maestra Terrucci
diventò Ada la
crocerossina.
NARRATORE: Ma gli effetti della
guerra si sentirono soprattutto a Taranto, città sede della base navale
militare, sottoposta a continui bombardamenti
e così molti tarantini
furono costretti a sfollare nei paesi limitrofi e a San Giorgio ne arrivarono
molti di tarantini.
1° CITTADINO: Giusè... sta sirena ogni
volta che la sento tremo,
come quella dell’undici
novembre che c’è stato il bombardamento,
so che questa è quella
di fine turno però io non ci voglio più abitare a Taranto e poi abito vicino
all’arsenale...
se mi bombardano mi arrivano in testa.
1° SAN GIORGESE: E venite a San Giorgio.
1° CITTADINO: E come vengo a lavorare?
1° SAN GIORGESE: Tieni la bicicletta? Con
la bicicletta.
1° CITTADINO: E se si rompe?
1° SANGIORGESE: A piedi.
1° CITTADINO: Io a piedi? Che sei
studichito? Da San Giorgio a Taranto.
1° SANGIORGESE: Chiedi un passaggio a
quelli col traino.
1° CITTADINO: Si, vabò io a San
Giorgio non conosco nessuno.
1° SAN GIORGESE: Ci penso io, c’ho un
amico: comba Ciccillo
che ha una piccola
masseria fuori dal paese
e ha una stanza libera da
affittare, per arrangiarsi è buona
l’unico problema sono
gli animali.
1° CITTADINO: Io per dormire devo
stare con gli animali?
1° SAN GIORGESE: Ma che hai capito,
proprio tarantino stupido sei,
stanno
nella masseria.
1° CITTADINO: Allora c’è il buon
latte.
1° SAN GIORGESE: Tiene pure i fichi.
1° CITTADINO: Buono, buono.
1° SAN GIORGESE: Tiene pure la vigna e fa
il vino buono.
1° CITTADINO: Ma quanto vuole?
1° SAN GIORGESE: Non ti preoccupare è un
amico.
1° CITTADINO: E quando possiamo
andare?
1° SAN GIORGESE (uscendo):
Pure
mò
1° CITTADINO( uscendo): Mò so le 16,00, domani che è sabato.
CASA TARANTINO
MADRE: Tonino,Toni vieni qua.
FIGLIO: Che c’è mammà.
MADRE: Vieni qua, sono le
quattro e mezza passate e tuo padre non è venuto,
io devo apparecchiare
mettere la tavola, vai a vedere all’Arsenale.
FIGLIO: Ma che, io mi stanco ad
andare fino là.
MADRE: Però quando mangi non ti
stanchi mai, vai a vedere che duecento metri sono.
FIGLIO: E sempre io devo fare
tutto.
MADRE: Che famiglia, che
famiglia, tale padre tale figlio mi fate disperare.
PADRE: Che c’è stellina, perché
stai gridando così proprio oggi che c’è una bella notizia.
MADRE: Aaah sei venuto, alle
quattro sei uscito,
sono le quattro e mezza,
mezz’ora per duecento metri?
PADRE: Calma, calma! Sono
arrivato tardi perché ho una bella notizia.
FIGLIO: Pure per me.
PADRE: Finalmente ce ne andiamo
da Taranto ci togliamo la paura delle bombe.
FIGLIO: Dove andiamo a Milano?
a
Roma? PADRE: Di
più, di più FIGLIO: a
Bari?
PADRE: Di più, di più.
MADRE: E dove andiamo?
PADRE: A San Giorgio.
MADRE: Eeeh... in un paese ma
va va, vedi se te ne vai.
Io vado ad
apparecchiare.
PADRE: Lascia stare le donne
che non capiscono niente!
FIGLIO: Ma papà forse ha
ragione, qua ho gli amici miei.
PADRE: Ma a San Giorgio ci sono
le vacche .
FIGLIO: Che me ne faccio della
vacche!
PADRE: Ci sono i fichi.
FIGLIO: Che me ne faccio dei
fichi.
PADRE: Sta il vino buono.
FIGLIO: Che me ne faccio.
PADRE: Ci imbriachiamo tutt' e
due.
(escono)
FAMIGLIA SANGIORGESE
MARITO: Eleonora, Eleonora che
bella notizia, che bella giornata!
MOGLIE: Cicci, che è successo?
MARITO: Che bella giornata , che
bella giornata!
MOGLIE: Ha partorito la vacca?
MARITO: Che dici di più, di più,
che bella notizia!
MOGLIE: Ci danno la casa?
MARITO: Che cosa,noi la dobbiamo
dare.
MOGLIE: Che sei scemo, e noi
dove andiamo a vivere?
MARITO: Ma si vede che non
capisci niente.
MOGLIE: E' arrivato il
professore.
MARITO: E' venuto il mio amico
Peppino e mi ha detto che un tarantino che tiene i soldi vuole casa nostra.
MOGLIE: Allora sei scemo, e dove
andiamo? E la ragazza?
MARITO: Nooo tutta la casa, la
stanza!
MOGLIE: E dillo prima, non sai
manco parlare
aveva ragione la
buonanima di mia madre che mi diceva
“a’ nu bachettone ti
stai prendendo”.
MARITO: Lascia stare tua madre,
che dobbiamo pulire che domani viene sto cristiano a vedere la casa.
MOGLIE: La casa? Ma sei
scemo!
MARITO: La stanza, la
stanza, la stanza.
MOGLIE: Ma paga?
(il marito agita le
braccia)
MOGLIE:
Stai
cacciando le mosche?
(il marito agita le braccia più forte) MOGLIE: Ancora
MARITO: Paga assai, assai.
MOGLIE: Aaah... volevi dire
assai, ma va va, aveva ragione mia madre.
FIGLIA MARIETTA (entrando):
Papà,
papà che è successo? Perché stai litigando con la mamma?
MARITO: Lascia perdere, ho una
bella notizia, che bella giornata.
FIGLIA MARIETTA: Che c’è? Ha partorito la
vacca?
MARITO: Pure tu co 'sta vacca,
mo me ne vado a fare due passi alla chiazza. (esce)
FIGLIA MARIETTA: Che
famiglia! Uno grida da una parte, l’altro dall’altra,
mo me ne vado dalla
commara Sara. (esce)
COMMARI
COMMARA SARA: Vieni vieni commara Giovanna, da
quanto tempo, che bella sorpresa che mi hai fatto.
COMMARA GIOVANNA: Eeeh commare mia, damò che ti devo venire a trovare,
non sai quanti fatti so successi in stò mese nel paese.
COMMARA SARA: E cunta cunta commà.
COMMARA GIOVANNA: Però tu mi devi giurare
che non li cunti a nessuno.
COMMARA SARA: Io come una tomba sto.
COMMARA GIOVANNA: Io sono una persona precisa e non dico niente
solo a te che mi sei cummara perché devi
sapere che la figlia di don Gaetano…
COMMARA SARA: Aspè, chi don Gaetano...
il farmacista?
L’impiegato
del comune?O il muratore
COMMARA GIOVANNA: No, nessuno di tutti e
tre. COMMARA SARA: Che questi li so tutti.
COMMARA MARIETTA: Buongiorno cummara Sarina.
COMMARA SARA: Marietta, la sciuscietta
mea sta qua, madonna
come
ti sei fatta bella, tutta la nonna stai prendendo,
la vedi quant’è bella la
sciuscietta mea
e questa se la vogliono
solo un principe se la può prendere.
COMMARA GIOVANNA: Naa... sta nascendo mò
il principe per lei.
COMMARA SARA: Perché che hai da dire?
COMMARA GIOVANNA: No è bella.
COMMARA SARA: Bella perché stai qua?
COMMARA MARIETTA: Cummà Sarì, la mamma e papà litigano sempre e io ho detto mo vado da cummà Sarina.
COMMARA SARA: Hai fatto bene, hai
fatto bene.
COMMARA GIOVANNA: Bè cummà io me ne vado.
COMMARA SARA: E i fatti che mi dovevi
raccontare?
COMMARA GIOVANNA: Dopo dopo, mio marito
sta tornando da lavoro
e
tu di a mamma e papà di non litigare
sempre. (acida)
COMMARA SARA: Tu
fai finta che non hai sentito niente.
COMMARA GIOVANNA: Io? Io muta come una
tomba sto...
madò che notizia
Ciccillo e Eleonora si stanno litigando, lo devo dire a cummà Rosina. (uscendo)
COMMARA SARA: Ma perché l’hai detto in
presenza sua?
Ma
perché stanno litigando mamma e papà?
COMMARA MARIETTA: Perché papà ha affittato
la stanza ad un tarantino .
COMMARA SARA: Giovane o vecchio?
COMMARA MARIETTA: Marito e moglie con un
giovane.
COMMARA SARA: Aaaah... sta il ragazzo,
buono buono
vieni vieni con me che
ti devo spiegare delle cose e tu sempre così stai, non ti sistemi un poco
ingiuppinati.
INCONTRO FAMIGLIE
MARITO SANGIORGESE: Mi raccomando non mi
fate fare brutta figura coi tarantini
parlo io.
MOGLIE SANGIORGESE: Ehi... Cicci, se proprio non vuoi fare brutte figure
statti citto e fammi parlare a me.
COMMARA SARA: E pure mò vi dovete
litigare che stanno venendo le persone,e
pensate alla ragazza quant’è bella la sciuscietta mea!
MARITO TARANTINO: Buongiorno, è permesso?
MOGLIE TARANTINA: Ehi, se non mi piace ce
ne andiamo.
MARITO
SANGIORGESE: Questa è mia moglie
Eleonora.
MOGLIE SANGIORGESE: Piacere, Eleonora
MARITO TARANTINO: E questa è mia moglie
Stella.
MOGLIE TARANTINA: Piacere, Stella (diffidente)
MOGLIE SANGIORGESE: Che tiene la signora?
COMMARA SARA: Lascia perdere è
tarantina.
MARITO
TARANTINO: Questo è mio figlio Antonio.
MARITO SANGIORGESE: E questa è mia figlia Marietta.
COMMARA SARA: Ehi... parlo io, quant’è
bella la sciuscietta mea
MARITO TARANTINO: E saluta la ragazza.
ANTONIO: Io mi chiamo
Antonio. COMMARA MARIETTA: E
io mi chiamo Marietta.
COMMARA SARA: Madonna se dobbiamo
prendere il caffè non c’è l’acqua,
la volete prendere una
tazza di caffè?
MOGLIE TARANTINA: Noi dobbiamo andare.
MARITO TARANTINO: No restiamo.
COMMARA SARA: Allora visto che
dobbiamo aspettare per il caffè
andiamo in cucina mentre
i ragazzi vanno a prendere l’acqua dalla fontana.
MARITO TARANTINO: Vai, accompagna la
ragazza, Antonio.
MOGLIE TARANTINA: Torna subito!
ANTONIO: Maah, ma io mi stanco.
COMMARA MARIETTA: Ma ti aiuto iotu
quanti anni hai?
ANTONIO: Ventidue e tu?
COMMARA MARIETTA:
Diciannove
COMMARA SARA: Quant’è bella la
sciuscietta mia, li faccio sedere
e mò vado a vedere cosa
succede.
COMMARA GIOVANNA (alla fontana): Come tutti i giorni stò alla
fontana
mo mi nascondo , che
alla fontana sempre qualche fatto si viene a sapere.
ANTONIO: Che avete nella casa?
COMMARA
MARIETTA: Le vacche, le pecore. ANTONIO: Ma
è grande.
COMMARA. MARIETTA: Si… ora andiamo.. però.
COMMARA GIOVANNA: Madooo la figlia di
Eleonora, sola con un ragazzo,
hai capito a cummà
Sarina.
COMMARA SARA: Che vuoi da cummà
Sarina, che vuoi dalla ragazza,
ti devi sciacquare la
bocca prima di parlare della sciuscetta mea.
COMMARA GIOVANNA: Che la sciuscetta tua
stava con un ragazzo alla fontana,
che mica era un monaco
stava con un ragazzo alla fontana. (esce)
COMMARA SARA: E' proprio, vero lo dice la
storia che in sto paese nessuno si fa i fatti suoi.
FINALE
NARRATORE: Alla fine della guerra
molti tarantini sfollati restarono a San Giorgio perché avevano trovato una
bella sangiorgese ma anche molte tarantine restarono a San Giorgio perché
avevano trovato un bel sangiorgese!
Arrivarono così gli anni
’50 e pian piano anche
San
Giorgio comincia ad ingrandirsi sempre più.
Molta altra gente sceglieva di vivere in
questa ridente cittadina, lontana dalla già caotica Taranto.
Arrivarono gli anni del
boom economico e con esso l’Italsider a Taranto
molti operai italsiderini vennero ad abitare in questa città,e qui hanno
scelto di metter su famiglia.
San Giorgio ormai
diventa un posto sempre più scelto dai tarantini per abitarci.