Testo Teatrale: POKONASO
Si apre il sipario. Sulla scena è disposto il coro che apre lo spettacolo cantando
Eravamo Pappemolli (di Roberto Piumini da Il mattino di
zucchero), che ripercorre in modo semplice e divertente la nascita della
vita sulla Terra.
SCENA 1
Narratore 1: Pokonaso era un
bambino che visse migliaia di anni fa tra gli uomini di Neanderthal. Fu quando
sulla Terra faceva un freddo tremendo: ecco perché hanno chiamato quell’epoca
Era Glaciale!
C’erano in giro moltissimi
animali feroci: leoni, tigri, orsi, lupi, e tutti avevano il loro bel
pelliccione folto per stare più caldi. Il rinoceronte ed il mammut, una specie
di grosso elefante, avevano addirittura un manto ricoperto di lunghi peli.
Narratore 2: Strana gente,
questa di Neanderthal: erano tozzi e forti, col collo corto e il naso lungo e
largo. Di questo nasone andavano fierissimi e fu per questo che, un po’
perplessi, appena nacque il nostro amico gli affibbiarono quel buffo
soprannome: il suo naso non era infatti più grosso di un lampone.
Pokonaso non abitava in una casa
come le nostre, ma in una caverna, con babbo e mamma.
Escono dalla caverna sulla scena il babbo, con in mano due pietre che
si accovaccia davanti al focolare e tenta di accendere il fuoco, la mamma e
Pokonaso.
Mamma: Forse ti serve una pietra focaia nuova.
Babbo: Un figlio nuovo, ecco quello che mi servirà se farà spegnere
il fuoco un’altra volta! Deve dimostrarsi più responsabile, non pensare solo a
bighellonare al fiume.
Mamma: Lo sai Pokonaso che di
fronte alla casa deve esserci sempre un gran fuoco acceso: serve a riscaldare
la famiglia e a tenere lontane le bestie feroci. Hai rischiato come minimo di
venir divorato dalla tigre dai denti a sciabola, se non schiacciato come una
frittatina da qualche peloso rinoceronte!
Pokonaso (fa lo scocciato poi
si volta verso il pubblico): Loro mi brontolano, ma io vicino al fiume ho
trovato un prezioso ciottolo verde. Sicuramente al mercato troverò qualcosa con
cui scambiarlo.
Babbo: Basta così, mi arrendo. Per fortuna sta già arrivando gente
per il mercato. Sicuramente troverò una nuova pietra focaia.
Mamma: Fai attenzione che gli scambi siano vantaggiosi… e non usare
tutti i nostri ciottoli colorati!
Entrano i vari personaggi che allestiscono il mercato e Pokonaso ed il
babbo si avvicinano
Venditore 1: Pettini, aghi, spilli fatti d’osso!
Venditore 2: Noci, frutta, bacche di ogni tipo! Ciottoli e pietre
focaie!
Venditore 3: Pelli! Pellicce! Ce l’ho tutte: orso, tigre,
rinoceronte peloso!!!!
Venditore 4: 5 ciottoli rossi, nessuno offre di più? Uno, due, tre!
Aggiudicato. Per 5 ciottoli rossi il mammut va a quel signore vestito con la
pelle di leone!
Pokonaso: Oh, se soltanto potessi comprarne uno anche io. Me ne
tornerei a casa tirandolo per la proboscide. Tutti farebbero festa. Una volta a
casa farei…oh, no! Mi ero dimenticato che la mamma ed il babbo non vogliono che
tenga animali nella caverna. E poi un mammut non riuscirebbe a farci entrare neppure la coda! Peccato: era
l’unica cosa che mi sarebbe piaciuto comprare col mio ciottolo.
Pokonaso si avvicina al mammut, gli gira intorno…
Venditore 4: E tu cosa ci fai qui, ragazzino?
Pokonaso: Scusa, stavo solo guardando il mammut.
Venditore 4 : Quelli grandi li abbiamo venduti tutti. Questo è solo
un trovatello scalcinato che chissà chi mi ha lasciato qui. Piccolo così non lo
vendo di certo. E guarda poi, ha anche gli occhi diversi uno dall’altro. Uno è
rosso ed uno è verde Chi me la compra una bestia simile?
Pokonaso: Io ( mostra il suo
ciottolo)
Venditore 4 : Bene. Un aggeggio simile non posso fartelo pagare più
di 8 ciottoli bianchi. Così avrai anche 2 ciottoli bianchi di resto.
Pokonaso si avvicina al mammut e lo accarezza.
Pokonaso: Un occhio rosso ed un occhio verde, che occhi buffi! Ti
chiamerò proprio così. Vieni Okkibuffi, ti presento il babbo.
I due si avviano in un’altra zona del mercato dove c’è il babbo che
contratta con un venditore.
Babbo: Insomma mi assicuri che queste pietre focaie non mi daranno
problemi.
Venditore 2: Stai tranquillo. Avrai un fuoco in pochissimi istanti.
Venditore 1 : Tutto il mazzo d’aghi solo un ciottolo bianco. E’ un
grande affare!
Babbo: Va bene li prendo. A furia di cucire pelli dure mia moglie
ha rovinato tutti quelli che avevamo in casa.
Pokonaso: Ciao babbo
Babbo : Dove ti eri cacciato?
Pokonaso: Ti piace il mio mammut?
Babbo (urlando) : Mammut?
MAMMUT? Ti metti a giocare con la roba degli altri adesso? Riportalo subito
dove l’hai trovato.
Pokonaso: Ma è mio! L’ho comprato con il mio ciottolo verde.
Babbo: Basta chiacchiere. Andiamo a casa.
Si avviano verso la caverna, dove la mamma li sta aspettando.
Mamma: Finalmente siete tornati. Sta facendo buio e non ero affatto
tranquilla senza il fuoco a proteggere
noi e la nostra casa. E quello cos’è? Un
mammut!!?? Non penserete che io faccia entrare in casa un bestione puzzolente
come quello!
Babbo: Ti presento Okkibuffi. Pokonaso l’ha comprato con il
ciottolo verde che aveva trovato al fiume.
Pokonaso: Comprato? No, noi non compriamo nulla. Noi usiamo il BARATTO!!!!
SCENA 2
Narratore: L’epoca in cui visse Pokonaso è stata chiamata Era
Glaciale perché la maggior parte della Terra era coperta da una spessa lastra
di ghiaccio.
Le estati erano solo appena calde
e, d’inverno, tempeste e tormente di neve venivano giù dalle montagne coperte
di ghiaccio, mentre la gente si stringeva nelle caverne piene di correnti
d’aria attorno a fuochi crepitanti, in
attesa della primavera.
Il padre e la madre di Pokonaso sono seduti davanti al fuoco con la
nonna. Poco più in là si vedono Kapo
Kapo e sua moglie.
Mamma: Credo che ancora sia troppo piccolo per dirglielo. Non
capirebbe
Babbo: Una volta o l’altra lo dovrà pur sapere, che sia adesso o
dopo fa lo stesso. Non vorrai mica che cresca senza saperne niente, no?
Entrano Pokonaso e Occhibuffi, si avvicinano al fuoco. Pokonaso si
siede accanto ai genitori
Pokonaso: Brr… che freddo!
Occhibuffi mima di avere i brividi
Babbo: Pokonaso, stai diventando un bambino grande e c’è una cosa che
devi sapere. Ascoltaci attentamente, te la spiegheremo
Mamma: D’estate il sole è caldo. Fa sciogliere la neve, fa aprire i
fiori, fa maturare i frutti e fa intiepidire l’aria.
Nonna: Ora, questo lavoro è assai duro e, come ogni lavoro che si
rispetti, rende il sole molto, molto stanco. Dunque, Pokonaso, dicci, cosa
succede d’autunno quando i frutti sono maturi?
Pokonaso: Comincia a fare freddo.
Babbo: Giusto. E ti sei mai domandato perché?
Pokonaso: No
Babbo: Bene, te lo dirò io. Lo sforzo che il sole compie per far
crescere le cose lo lascia estremamente indebolito.
Nonna: E via via che il tempo passa, emana sempre meno calore. Si
alza tardi e tramonta presto, finché gli rimane soltanto la forza di farsi
vedere appena.
Mamma: Adesso è così debole che un bell’acquazzone riuscirebbe ad
annientarlo.
Si avvicinano Kapo Kapo e sua moglie.
Babbo: Salve Kapo Kapo. E salve anche a voi.
Kapo Kapo : Sembravate impegnati in un discorso importante.
Babbo: Spiegavamo a Pokonaso
il duro lavoro che svolge il sole per noi e di quanto sia debole ora.
Entra il coro e tutti cantano Amico Sole (di Roberto Piumini da Il mattino di zucchero), Il coro resta in
scena sullo sfondo.
Kapo Kapo: Bene. Se vogliamo che il sole non muoia lasciandoci
senza luce né calore, ogni anno dobbiamo fare qualcosa affinché continui a
funzionare per un’altra estate. Fino ad ora eri troppo piccolo per partecipare,
ma adesso farai anche tu la tua parte… da domani. Tra 3 giorni ci sarà la DANZA DEL SOLE.
Moglie di Kapo Kapo: C’è molto lavoro da fare tutti insieme:
uomini,donne e bambini. Libereremo dalla
neve uno spiazzo, poi andremo nel
bosco a
raccogliere rami verdi e bacche, vischio ed erbe, dovremo metterle tutte
insieme per formare un enorme mucchio, poi al centro isseremo un albero.
Pokonaso: (rivolto al
pubblico) Lo sapevo. Ci sarà da faticare molto e da graffiarsi tutte le
mani.
Babbo: Ecco quello che cerchiamo di fare. Mostreremo al sole com’è
l’state, affinché se ne ricordi, e accenderemo fuochi per riscaldarlo e per restituirgli
un po’ delle sue forze.
Moglie di Kapo Kapo: Ci saranno anche canti e balli, naturalmente.
E tutti noi riceveremo dei regali.
Pokonaso: La cosa si fa moooolto interessante!
Al centro si allestisce la scena
Tutta la tribù si riunisce intorno al totem, in silenzio.
Entra solennemente Kapo Kapo, con una torcia, seguito da alcune persone
che portano in mano frutti, pesce, carne.. e le depongono ai piedi del totem.
Parte la musica n° 3 tratta dal cd INDIANI
Finita la danza Kapo Kapo alza le mani e la torcia al cielo
Kapo Kapo: Abbiamo avuto calore, luce ed allegria. Che il grande
sole possa recuperare le sue forze ogni giorno di più e portarci un’altra
estate
SCENA 3
Narratore 1: Ai tempi in cui
viveva Pokonaso, gli uomini facevano dei disegni sulle pareti delle caverne.in
certe parti del mondo si vedono tuttora i disegni che fecero. Rappresentano
mammut, cervi, cavalli e rinoceronti, o uomini a caccia e donne che danzano. Ma
non era il popolo di Pokonaso, la gente di Neanderthal, che dipingeva le
grotte: il segreto del mischiare i colori e di fare disegni somiglianti agli
animali apparteneva ai Nasastri.
Pokonaso e 3 suoi amici entrano in una grotta
Pokonaso: Venite amici, ho scoperto il segreto dei Nasastri
Amico 1: Ecco il posto di cui parlano i nostri padri, qui è dove i
capi-tribù fanno dei riti magici.
Amico 2: Ed è grazie a quei riti e a quelle danze che sono così
fortunati nella caccia!!
I ragazzi si avvicinano alle pitture
Amico 3: Non ho mai visto nulla di simile. Guarda: quello è un branco di tori… e qulli sono dei
cacciatori con le lance
Amico 1 : Lì c’è un bisonte davvero enorme
Amico 2 : ..e laggiù ci sono dei mammut.
Amico 3 : Queste qui devono essere le impronte delle mani dei
cacciatori.
Pokonaso: Zitti …ascoltate. Non sentite un rumore? Nascondiamoci
Entrano marciando in fila tanti uomini che hanno in mano delle lance o
dei bastoncini corti. Si fermano davanti al bisonte; quelli con i bastoncini si
accovacciano e cominciano a suonare. Parte la musica (SAMBAREGGAE, liberamente scaricabile dal sito http://www.bandao.it ), sempre più
coinvolgente. C’è una danza tribale propiziatoria della caccia. Appena finita
Pokonaso ed i suoi amici si sporgono e fanno cadere un masso. Tutti i Nasastri
si voltano verso i bambini, tre di loro li
catturano.
https://www.youtube.com/watch?v=jWQ_oMjWkck&feature=player_detailpage
https://www.youtube.com/watch?v=jWQ_oMjWkck&feature=player_detailpage
Zio Testarossa ( facendo un
passo avanti): Lasciateli andare, quello lì si chiama Pokonaso ed è mio
nipote.
Nasastro: Vorrai dire nipotastro… non dirmi che sei imparentato con
quello!
Amico1: Sei parente di questi Nasastri?
Pokonaso:. Lui è il fratellastro di mia madre, è zio Testarossa, ma
non sapevo che fosse un Nasastro!
Testarossa: Andiamo ragazzi, vi accompagno alla caverna.
Escono di scena i Nasastri, le luci si abbassano e poi si riaccende la
scena.
Babbo: Guarda…arriva tuo fratello
Mamma: Fratellastro… e non è
colpa mia se è così intelligente
Babbo: E’ questo il punto. E’ troppo intelligente. Non mi piace.Se
vuoi sapere come la penso, c’è qualcosa di strano in lui… un che di… un che di
Nasastro!
Mamma: Nasastro?!
Babbo: Tutti quei suoi trucchetti. Mi dici quale uomo di
Neanderthal sa nuotare, per esempio? E tutto quel suo vagabondare! Non appartiene alla tribù, di lui non mi fido.
Mamma: Ma è così gentile… e poi Pokonaso lo adora.
Babbo: Pokonaso adora anche il suo mammut…ma almeno Okkibuffi non
gli mette in testa idee strampalate.
Arrivano Pokonaso e zio Tastarossa.
Mamma: Guarda chi c’è. Neanche a farlo apposta
Testarossa: Ehi, salve. Ho
incontrato Pokonaso e l’ho accompagnato qui da voi. Vi ho portato anche un regalo: un grande
pezzo di carne. L’ho lasciato appeso all’albero laggiù, dove le volpi non
possono arrivare. Lo potete prendere più tardi.
Mamma: Buona idea! E grazie.
Pokonaso: Zio Testarossa, zio Testarossa, avevi detto che dovevi
fare un regalo anche a me. Ancora nn me lo hai dato.
Mamma: Pokonaso! Non essere maleducato.
Testarossa: Non lo sgridare
è vero. Vado subito a prenderlo.
Esce e torna poco dopo con un semplice flauto.
Pokonaso: Ma che, mi regali un bastoncino?
Testarossa: Non è un semplice bastoncino….guarda bene, ci sono dei
buchi. Prova a soffiarci dentro.
Pokonaso soffia nel flauto, entra il coro e canta LA
CANZONE DEL FLAUTO
(di Roberto Piumini da Il mattino di zucchero)
https://www.youtube.com/watch?v=iOtUNepHpKI&feature=player_detailpage
https://www.youtube.com/watch?v=iOtUNepHpKI&feature=player_detailpage
Babbo ( rivolto al pubblico) : Questo
Testarossa non me la racconta giusta. I
Nasastri poi…. chissà come andremo a finire con questi furboni.
Pokonaso: Babbo, lo so io come va a finire. Li vedi tutti questi
qui sotto? (Indica il pubblico) Sono tutti Nasastri!!!!!
Entra il coro e tutti cantano All’età
della pietra (sigla del cartone animato Giatrus il primo uomo)
Pokonaso è un bambino preistorico un po’ pasticcione e combina-guai.
Ha appena rovinato una battuta di caccia agli uomini del villaggio ma ora vuole dimostrare che anche lui diventerà un bravo cacciatore come suo padre. Era un pomeriggio piovoso e Pokonaso si annoiava.
Decise di andare a caccia con il babbo.
Babbo gli agitò un dito davanti ed esclamò: - Questa è l’ultima volta che vieni a caccia con me. Quando ci penso. Di fronte a tutti quegli uomini. Mi meraviglio che mi rivolgano ancora la parola. Dovresti vergognarti!
Ma Pokonaso non ci pensava neppure. Era abituato a questo genere di prediche. “Adesso viene il solito: quando avevo la tua età...”, pensò.- Quando avevo la tua età, - continuò Babbo, - ero l’unico sostegno della mia vecchia madre. Ero un esperto cacciatore e il modo in cui tiravo la lancia era famoso in tutta la tribù.
A dire il vero, lo era anche il modo in cui la lanciava Pokonaso ma questo mancato riconoscimento dipendeva dal fatto che, quando Babbo aveva cercato di insegnargli, Pokonaso aveva centrato la lancia nella pelliccia buona del vicino che era stata stesa al sole ad asciugare. Tutte queste lamentele di Babbo erano dovute al fatto che egli era davvero un cacciatore di prima classe e, cosa ancora più importante, desiderava che anche Pokonaso lo diventasse, una volta cresciuto.
Povero Pokonaso! Ce la metteva tutta. Voleva davvero crescere e diventare un bravo cacciatore come suo padre. Ovviamente, il male era tutto lì.
Babbo era troppo bravo. Perché anche lui non faceva qualche sbaglio, ogni tanto? La gente, normalmente, non era sempre perfetta. La gente, eccetto suo padre, cioè.
Quella sera Pokonaso andò a letto molto abbattuto e il mattino seguente, dopo colazione, si sedette silenzioso in un angolo a pensare.
Pensava che ci doveva essere un modo per dimostrare a suo padre che non era stupido come tutti credevano.
“Comunque”, pensò, “se devo essere un grande cacciatore, voglio cacciare qualcosa di veramente grosso.
Un rinoceronte, per esempio”.
Aveva sentito suo padre raccontare come alcune tribù catturavano questi enormi bestioni dal pessimo carattere. Per prima cosa, scavavano una profonda buca per terra. Poi coprivano la buca con rami d’albero, foglie ed erba. Quando arrivava uno di quegli animali i rami cedevano sotto il suo peso e lui cadeva nella buca. Era meravigliosamente semplice. Subito dopo pranzo cominciò a scavare. Nei giorni e nelle settimane che seguirono ogni mattina si alzava appena faceva giorno. A parte le ore dei pasti, stava via dalla caverna tutto il giorno.
Ci riuscirà mai? .... Concludi tu
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