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In riferimento al progetto di letto-scrittura su due classi prime, le attività svolte sono state tante.
Inizialmente, il team ha sperimentato il percorso di Ferreiro e Teberosky sulle classi per conoscere la
situazione di partenza degli alunni e per intraprendere il lavoro
all’unisono, nel rispetto dei tempi d’apprendimento di ogni alunno.
Ogni giorno era
una scoperta e un confronto per noi docenti , avendo avuto la possibilità di osservare e vivere
le fasi che il bambino attraversa per la concettualizzazione della letto-scrittura.
Inizialmente, buona
parte degli alunni, riconosceva alcuni grafemi ma leggeva globalmente le parole
formate dagli stessi grafemi ma in ordine diverso(anche se i grafemi non
corrispondevano ai fonemi). Es.: snol = mare
lons = casa - effettuava le prime ipotesi di lettura.
Nel nostro diario di bordo annotavamo:
·
Alessandro,Davide, Emanuele, Stella,
Piero… Fase preconvezionale.
Un’altra buona parte di
alunni mostrava che non c’era
corrispondenza fra quantità delle sillabe della parola detta e quantità di
segni che bisogna scrivere.
Es: bnn = banana e di
solito mancavano le vocali che ben conoscevano. Era palese che bisognava
lavorare sulla fonologia delle parole, scandire per bene i fonemi.
Nel nostro diario di bordo annotavamo:
·
Giovanni, Antonio, Tessa… fase sillabica
convenzionale
Era chiaro che il
metodo da adottare per insegnare a leggere e a scrivere doveva essere calibrato
alle fasi che i nostri alunni vivevano.
Solo verso la fine del mese di ottobre, la maggior parte dei bambini viveva la fase sillabico-alfabetica: i grafemi non erano tutti corrispondenti alle parole
( Es:
lamama lva-la mamma lava)
A fine dicembre tutti
gli alunni normodotati vivevano la fase alfabetica convenzionale (La quantità
di lettere della parola scritta
corrispondeva alla quantità di suoni della parola detta).
Nel contempo, gli alunni con disabilità s’avviavano
verso la suddetta fase.
Questa sperimentazione
sul campo è stata possibile grazie all’osservazione costante e alla scrittura
spontanea dell’alunno.
La scrittura spontanea dell’alunno è un’attività che ci ha permesso di osservare:
- l’evoluzione del livello di concettualizzazione
della scrittura, quindi la capacità di riferirsi alla veste sonora della parola
e se vi è un buon livello di corrispondenza fonografica ;
- l’esecutività
della scrittura (direzione, orientamento lettere, occupazione spazio foglio,
adeguatezza del segno grafico, ecc.).
-La consapevolezza fonologica
Una buona competenza fonologica facilita
nell’apprendimento della letto-scrittura e l’avevamo constatato sul campo,
oltre all’autoformazione che abbiamo
fatto in merito.
Era chiaro che tutti gli alunni che avevano avuto l’opportunità di stimolo in tale direzione nella scuola dell’Infanzia, procedevano nella concettualizzazione della letto scrittura speditamente.
Il nostro percorso non doveva essere né troppo facile né troppo difficile,
ma doveva poter creare una « sfida ottimale », quindi funzionale alle esigenze
e capacità dell’alunno. Perciò abbiamo cercato di rendere la scrittura e la
lettura significativa avanzando proposte interessanti: argomenti vicini alla
loro esperienza e ai loro vissuti, giochi di scrittura in coppia o in piccolo
gruppo, la presenza di un destinatario esterno a cui inviare i propri scritti o
con cui interagire per comporre una storia a più mani.
Gasperino il nostro amico ci ha accompagnato in
questo percorso di scoperta, di progettazione , di realizzazione e nel contempo
ci ha aiutato a creare ambienti didattici ad hoc per ogni alunno in classe, in
giardino, in biblioteca. Gasperino nascondeva i grafemi, le parole dappertutto
e noi dovevamo cercarle.
Per ogni
grafema , insieme ai nostri alunni, abbiamo inventato una storia, una
filastrocca, uno scioglilingua, un non sense e li abbiamo scritti in stampato
maiuscolo, stampato minuscolo. I protagonisti erano sempre loro, i nostri
alunni! Protagonisti particolari che
perdevano i grafemi dei loro nomi e il loro nome cambiava fonologia. Abbiamo
riso insieme a loro e, nel contempo, abbiamo iniziato anche a strutturare il testo narrativo.
Dal testo inventato, animato e drammatizzato (Teatrino,
Kamishibai -vecchio teatro mobile cinese) si focalizzava l’attenzione sulla
frase che aveva suscitato maggiore interesse.
La frase veniva proposta agli alunni nei due
caratteri: stampato maiuscolo e minuscolo,
si procedeva con la lettura globale della frase per poi passare a
tagliarla in sintagmi prima e in parole poi e ricostruirla incollandola in modo
corretto sul quaderno. Con questa tecnica capivamo chi leggeva realmente, chi
leggeva perché memorizzava la frase e chi avanzata ipotesi di lettura.
Si passava alla scrittura in corsivo prima della
frase poi della parola, per chi voleva provarci…
Ci provavano tutti perché, prima di procedere con un
nuovo grafema, si erano esercitati con tante attività di pregrafismo, d’impugnatura
della matita, di motricità fine, per prepararsi ad affrontare senza frustrazioni
la sfida più dura: quella del corsivo.
Dalla frase si passava, con lo stesso metodo, ad
estrapolare la parola chiave . La parola era ”calda”, contestualizzata, significativa
e perciò tutti la leggevano e la ricopiavano sul quaderno nei tre caratteri
senza forzature. E solo allora si passava dal metodo globale al sillabico e al fonematico.
La nostra osservazione era mirata maggiormente verso gli alunni che
vivevano la fase sillabica convenzionale e annotavamo, in itinere, i progressi.
Così il metodo globale, sillabico e fonematico
s’intrecciavano e andavano a soddisfare i bisogni di ogni bambino nel rispetto
dei loro tempi per l’ apprendimento della
letto- scrittura. Tutto condito con story board per poi costruire libri, lapbook, origami,
scioglilingua, puzzles, cruciverba, canzoncine, animazioni alla lettura per
emozionare e avvicinare gli alunni verso il libro… e giochi con grafemi,
sillabe e parole…
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La valutazione formativa ci ha aiutato a “toccare
con mani” l'andamento degli apprendimenti dei nostri alunni facendo ricorso
alle quattro dimensioni(autonomia, tipologia, situazione -nota o non nota-, risorse mobilitate e continuità) . L’interesse e lo studio in tale direzione è stato costante e, pertanto,
non sono mancati momenti condivisi di autoformazione sul campo anche in tale
direzione con la collega neo immessa. Per ogni obiettivo prefissato abbiamo ,
sempre in sintonia, pianificato attività di valutazione(Compiti di realtà). I
risultati raggiunti sono stati quasi sempre in linea con le nostre aspettative.
Per gli alunni in difficoltà abbiamo individuato situazioni e strategie atte al
successo formativo, valorizzando la didattica “a braccio”.
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